martedì 26 aprile 2016
La Flai Cgil della Puglia ha invitato per il 1° Maggio a Mesagne (Brindisi), la presidente della Camera, Laura Boldrini. Il viceministro Bellanova annuncia un'Agenzia nazionale per le ispezioni. Nelle aree a rischio sarà attivata una "cabina di regia" per controlli più efficaci sul territorio.
«Basta morti nei campi»
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Del caporalato ci si ricorda soltanto quando muore qualcuno. Come Paola Clemente, 49 anni e tre figli, uccisa dalla fatica l’estate scorsa mentre raccoglieva uva, per due euro l’ora, sotto il sole rovente della Puglia. Proprio per tenere alta l’attenzione su un fenomeno criminale che, secondo i dati della Flai Cgil, riguarda almeno 400mila lavoratori (di cui 100mila, in prevalenza stranieri, «costretti a subire forme di ricatto lavorativo e a vivere in condizioni fatiscenti», si legge nell’ultimo Rapporto del sindacato), il viceministro allo Sviluppo economico, Teresa Bellanova, ha proposto ieri l’istituzione di «un’Agenzia nazionale ispettiva che controlli le campagne per contrastare la piaga del lavoro nero e del caporalato». «Democrazia – ha ricordato il rappresentante del governo, intervenendo a Lecce alla cerimonia del 25 Aprile – è anche impegno a sconfiggere la vergogna del caporalato, affermare che non si deve e non si può morire di lavoro nero nelle campagne pugliesi o sulle impalcature di qualche subappalto». Bellanova ha inoltre ricordato l’inserimento del reato di caporalato nel Codice di procedura penale e che l’estate scorsa, in qualità di sottosegretario al Lavoro, chiese di mettere in campo «tutte le forze possibili, compresi gli elicotteri, per individuare i lavoratori irregolari nei campi». «Ma questo non basta – ha aggiunto il viceministro – bisogna che i cittadini, i politici, le istituzioni facciano ognuno la propria parte, che nessuno si giri dall’altra parte quando vede che c’è uno sfruttamento e che anche i consumatori effettuino acquisti consapevoli, non scegliendo le aziende che sfruttano le persone». Anche in vista dell’ormai prossima stagione del raccolto, che annualmente vede decine di migliaia di persone impegnate nei campi di pomodoro e tra i filari di uva, la Flai Cgil della Puglia ha invitato per il 1° Maggio a Mesagne (Brindisi), la presidente della Camera, Laura Boldrini, per parlare della «Condizione della donna in agricoltura tra caporalato e illegalità diffuse». Durante la cerimonia, che si svolgerà alla Masseria Canali, bene confiscato alla mafia e riconsegnato alla comunità, la presidente Boldrini incontrerà i parenti delle vittime del caporalato e una delegazione di lavoratrici agricole pugliesi. Secondo i dati Istat sull’economia “non osservata”, l’agricoltura è tra i settori con il più alto tasso di lavoro irregolare. Stando al report più recente dell’Istituto di statistica, nel caso dei lavoratori dipendenti, la percentuale di sommerso è pari al 43%. Un esercito di 400mila persone che, stando al rapporto 2015 della Flai-Cgil, genera un’evasione contributiva non inferiore a 420 milioni di euro l’anno. Mediamente, il salario di questi lavoratori è la metà della retribuzione prevista dai contratti di settore e si attesta tra i 25-30 euro al giorno, per 10-12 ore di lavoro. Tra le iniziative di contrasto al caporalato, anche il Disegno di legge attualmente in discussione in Senato, per il quale il governo ha intenzione di chiedere un «iter accelerato», come annunciato dal vice-ministro alle Politiche agricole, Andrea Olivero, che conta di portare il testo in aula «in tempi rapidi». «Vogliamo fare le cose rapidamente, ma anche senza sbagliare – precisa il viceministro –. Il tema è molto delicato, soprattutto per quanto riguarda la questione del reato di caporalato. Dobbiamo trovare un punto di giusto equilibrio per far sì che sia effettivamente perseguibile, cosa che fino ad oggi non è accaduta. Al contempo dobbiamo far sì che ci siano concrete prospettive di intermediazione legale del lavoro in agricoltura». Il viceministro Olivero ricorda inoltre che «stiamo già attivando col ministero del Lavoro e degli Interni per una cabina di regia nazionale e territoriale in quelle aree maggiormente interessate da caporalato e forte pressione migratoria per intervenire in maniera coordinata. Non dimentichiamoci – conclude Olivero – che dobbiamo intervenire con urgenza su un problema secolare».
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