sabato 21 novembre 2020
Emanuele Lepore ha partecipato al 'villaggio' sui temi dell’occupazione, ma si è ragionato pure di educazione e di nuove relazioni
Emanuele Lepore

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Tra gli oltre 2mila giovani economisti, imprenditori e attivisti che in questi giorni partecipano online a Economy of Francesco', la 'Davos del Papa', come è stata rinominata, il profilo di Emanuele Lepore, 25 anni, originario di Potenza, spicca per originalità. Nel suo curriculum non c’è traccia di finanza o management ma studi su libertà e giustizia, su Tommaso d’Aquino, Agostino d’Ippona e Antonio Gramsci. Ricercatore in Etica e Filosofia Politica all’Università Ca’ Foscari di Venezia, Emanuele vorrebbe diventare professore. La sua visione dell’insegnamento non è però cattedratica. «Sarò naïf - spiega - ma credo nella ricerca in quanto attività che costruisce e aiuta, in concreto, a migliorare». L’idea che la filosofia possa trovare spazio nell’economia è del resto ciò che lo ha spinto a partecipare all’evento digitale. «La decisone – racconta – è maturata nell’ambito di un approfondimento che stavo portando avanti per una rete di imprese pugliesi, Happy network, sugli aspetti filosofici e teologici del concetto di azienda». Tra i dodici temi su cui i 'change-makers' sono chiamati a confrontarsi, in collegamento da ogni parte del mondo, Emanuele ha scelto quello su cura e lavoro. «L’idea su cui abbiamo ragionato – sintetizza – è che se non si cambia approccio nei confronti del lavoro non si può migliorare neppure la cura di quel- lo che ci circonda», per esempio, famiglia, società e ambiente. La sfida, continua, è «superare certi pregiudizi nei confronti del concetto di lavoro» e, come suggerisce Papa Francesco, arrivare a concepirlo come responsabilità. «È in quest’ottica – aggiunge – che vanno ripensate le politiche economiche e gli accordi transnazionali, valutando le ripercussioni che queste possono avere non solo sul mercato in senso stretto ma anche sulla vita pratica». Il pensiero, è inevitabile, corre a uno dei problemi più delicati che, spesso, le nuove generazioni si trovano ad affrontare: la disoccupazione. A tal proposito, il giovane ricercatore sottolinea l’urgenza di «ripartire da educazione e istruzione», di riallineare il sistema formativo alle nuove esigenze del mercato e della società. «Questo non vuol dire – avverte – smantellare gli attuali programmi ma, semplicemente, offrire ai ragazzi strumenti diversi con cui interpretare il futuro». Tra le sfide all’orizzonte c’è anche quella delle relazioni, il bisogno di «rimanere compatti », messe a dura prova dalla pandemia. «Con la rete – dice – abbiamo i mezzi per affrontare anche questa». L’esperienza di Economy of Francesco non si dimentica facilmente. «È stato bello – conclude – condividerla con gente da ogni parte del mondo, attraverso chiamate alle ore più inaspettate. Il valore aggiunto di un’opportunità come questa, ne sono certo, arriverà però nel tempo».

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