Giulietta cercasi, perché il calendario riscrive il tempo. Zero erotismo però. E, come ormai è regola, niente nudo: almeno qui, è preistoria. C'è anche un’attrice trans-gender nel cast delle modelle, tanto per non scontentare nessuno. E l’immaginario femminile che si fa romanzo: la seduzione da cogliere negli sguardi, nella posa delle mani, nei vestiti d’epoca. Il Calendario Pirelli non smette mai di stupire: questa sera a Verona, l’attesa presentazione dell’edizione 2020, un appuntamento di culto, un tema iconico riscoperto dal fotografo di moda Paolo Roversi: un italiano a fare click per la seconda volta nella storia, e già questa è una notizia.
“Looking for Juliet” è il titolo dell’opera, Romeo non è stato invitato. Roversi ha scelto come modelle di diverse culture e paesi, prendendo spunto dal dramma shakespiriano e dall’incontro tra amore, forza, gioventù e bellezza rappresentato dalla sua protagonista femminile. Il ruolo di Giulietta designata è stato affidato a nove personaggi, ognuna in posa con la propria emotività, stile e carattere: le attrici britanniche Claire Foy e Mia Goth, l’attrice e attivista britannica Emma Watson, le attrici statunitensi Indya Moore, Yara Shahidi e Kristen Stewart, la cantante cinese Chriss Lee, la cantante spagnola Rosalia, e l’artista franco italiana Stella Roversi, 20 anni, figlia del fotografo.
Il calendario e il cortometraggio che lo accompagna, firmato dallo stesso Roversi, si fondano sull’idea di un casting, con il fotografo che esamina le ragazze per il ruolo di Giulietta: prima vestite in modo semplice e naturale, poi si trasformate in Giulietta con il costume e l’acconciatura d’epoca. Una settimana di lavorazione tra Parigi e Verona, a maggio, per 12 scatti d’arte rotondi ma senza chiusura: «Sto ancora cercando la mia Giulietta e la cercherò per tutta la mia vita. Perchè Giulietta è un sogno», spiega Roversi, 72 anni. «Quando ero piccolo, in parrocchia ho visto un film su quella storia con mia madre, e le ho chiesto “ma non si può cambiare la fine?”. È un ricordo che mi ha segnato, nella mia carriera ci sono state tante Giuliette, tanti ritratti di donne straordinarie, ma la ricerca non è finita».
Come non pare finita l’epopea del Calendario, o meglio semplicemente (e aristocraticamente) “The Cal” – come ama chiamarlo Pirelli, tanto per chiarire che i tentativi d’imitazione non sono nemmeno da considerare – destinato alla ristretta cerchia di chi lo riceverà in omaggio, visto che non è in vendita e mai lo è stato. A suo modo un’icona, che mantiene il suo rituale unico nel rapporto tra promozione pubblicitaria e virtuosismo fotografico, dal 1964 quando la consociata britannica del marchio di pneumatici, alla ricerca di un’operazione di marketing per rafforzarsi sul mercato interno, incaricò l’art director Derek Forsyth e il fotografo britannico Robert Freeman, noto per i suoi ritratti dei Beatles, di realizzare un progetto assolutamente innovativo per l’epoca. Il risultato, da allora, è un prodotto esclusivo, con connotazioni artistiche che da 47 edizioni continua a segnare il tempo con le immagini dei fotografi più affermati che si fanno interpreti della cultura contemporanea ispirando nuove tendenze.