mercoledì 4 ottobre 2017
Il ministro Calenda: miglior risultato possibile
C'è l'intesa europea sui dazi alla Cina
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Accordo fatto nella Ue per i nuovi strumenti anti-dumping, con l’occhio rivolto alla Cina. Dopo un lungo e difficile negoziato ieri Commissione Europea, Parlamento Europeo e Consiglio Ue (che rappresenta gli Stati membri) hanno trovato la quadratura del cerchio. Scaduto a dicembre il protocollo transitorio previsto dall’adesione di Pechino all’Organizzazione mondiale per il commercio ( Wto), la Cina chiedeva a gran voce il riconoscimento dello status di economia di mercato, che avrebbe portato al taglio di molti dazi anti-dumping con impatto devastante per molti comparti europei.

Una richiesta favorita da vari paesi del Nord Europa e respinta duramente anzitutto da Italia e Francia. Lo scorso autunno la Commissione aveva presentato una prima proposta di compromesso che eliminava del tutto la lista delle economie non di mercato (che conteneva la Cina), spostando l’attenzione sulle distorsioni di mercato in specifici settori, per qualsiasi paese Wto. Una proposta contestata dall’Italia come una con- cessione di fatto dello status di economia di mercato alla Cina, spostando oltretutto l’onere della prova della distorsione sulle spalle delle imprese anziché degli esportatori. Il compromesso mantiene l’eliminazione della lista delle economie non di mercato, il sistema si applicherà a tutti gli stati Wto. La modifica cruciale è che toccherà ora alla Commissione preparare un rapporto per paesi come la Cina documentando le distorsioni significative, alle industrie Ue basterà poi fare riferimento a quel testo senza ulteriori oneri. «A quel punto – ha spiegato l’eurodeputato Salvatore Cicu (Forza Italia), relatore del dossier – starà all’esportatore provare che non vi è distorsione».

Nelle valutazioni della Commissione entreranno anche il concetto di «paese analogo» di raffronto per i prezzi, oltre a fattori come la mancata ratifica di trattati internazionali sul clima o i salari. L’Italia accetta il compromesso. Il quale, certo, ha detto il ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda, «non è ottimale, ma dobbiamo avere la consapevolezza di aver fatto tutto quanto era possibile per ottenere un risultato positivo, il migliore possibile». Per Confindustria si sono «limitati i danni», visto che la proposta iniziale, ha detto Lisa Ferrarini, vicepresidente per l’Europa, «avrebbe regalato lo status di economia di mercato alla Cina, mettendo fuori mercato interi settori produttivi. Questo tentativo è stato sventato». L’accordo dovrà essere ora formalizzato dal Consiglio Ue e votato in plenaria dal Parlamento Europeo a novembre.

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