martedì 17 maggio 2016
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MILANO Fatte le nozze tra Banco e Bpm, ora è tempo di fare la banca e il business. Il terzo istituto italiano nato in pochi mesi dalle nozze tra la Banca popolare di Milano e il risanato Banco popolare di Verona ha presentato ieri a Milano le linee del proprio piano industriale al 2019 che prevede un utile netto di 1,1 miliardi, sinergie per 460 milioni e uno sviluppo digitale, in linea con il nuovo modello di banca multicanale verso cui sta virando il mondo del credito. Non mancherà, nonostante il riassetto in corso e il prossimo aumento di capitale da 1 miliardo del Banco, una politica di remunerazione degli azionisti con un dividend pay-out del 40%. A dieci anni dalla stagione delle grandi fusioni (Intesa-Sanpaolo , Mps-Antonveneta etc...) gli occhi del mercato sono dunque tutti puntati a questa operazione che rappresenta un banco di prova per una nuova stagione di nozze bancarie (sotto l’egida Bce), rese necessarie oggi dalle difficoltà che vive il settore. Anche per questo, la positiva reazione in Borsa (Bpm +1,1% e Banco +3%), è un segnale di speranza per il mercato. Entrando nei dettagli del piano, l’operazione sui costi è di 320 milioni e 140 milioni riguardano la riduzione del personale, con 1800 esuberi da gestire con il ricorso ai fondi di solidarietà. «In quest’ottica il nuovo gruppo potrebbe in futuro ottimizzare ulteriormente la rete di filiali, raggiungendo a fine piano un livello di 1.700-1.800 sportelli rispetto ai 2.417 di fine 2015» ha spiegato Giuseppe Castagna, Ad di Bpm e futuro Ceo del nuovo gruppo spiegando «che la potenziale riduzione è da inquadrarsi in un modello che punta allo sviluppo del digitale (a cui sono dedicati 90 milioni di investimenti) ». Sul fronte patrimoniale, il CET 1 fully phased ratio (parametro di solidità patrimoniale) al 2019 è visto al 12,9% comprensivo dell’aumento di capitale pre-fusione di 1 miliardo a carico del Banco Popolare per alzare le coperture dei crediti deteriorati, come chiesto dalla Bce. Il nuovo gruppo creerà poi «una nuova unità dedicata alla gestione e al recupero delle sofferenze parallelamente alla definizione di un chiaro piano di riduzione di queste ultime realizzando cessioni per almeno 8 miliardi che potrebbero salire fino a 10 miliardi» ha detto Castagna. L’obiettivo è un costo del rischio pari a 63 punti base nel 2019; una migliore copertura delle sofferenze, dal 57% nel 2015 al 59% nel 2019, con un incremento della quota di secured loans sul totale sofferenze dal 58% del 2015 al 72% nel 2019. Per quanto riguarda gli altri obiettivi del piano, il gruppo punta a raggiungere per una crescita media annua degli asset in gestione del 7% a 53,5 miliardi nel 2019; per i volumi di erogato di credito al consumo una crescita del 5% a 1,7 miliardi; per la Bancassurance un incremento del 6% a 20,1 miliardi e infine per le commissioni dell’investment banking una crescita media annua del 17% a 126 milioni. Le prossime tappe dell’operazione di integrazione, che viaggia in parallelo al piano, saranno l’aumento del Banco da 1 miliardo entro metà giugno, l’invio dei documenti di integrazione alla Bce (che ha 90 giorni di tempi per fare riluevi) ed entro ottobre la convocazione delle assemblee per il via libera e la trasformazione in Spa. «Il progetto di fusione tra Bpm e Banco Popolare prevede infatti la creazione di una Bpm Spa scissa come banca rete e ad oggi non ci sono motivi per cambiare direzione» ha detto Giuseppe Castagna spiegando che «l’operazione prevede la possibilità di avere la Bpm Spa... Se poi questo brand dovrà avere entità giuridica, che è autorizzata, o meno lo vedremo. Al momento non vedo motivo per cui non ci debba essere». Con la fusione, i clienti della nuova super popolare saranno 4 milioni, con una presenza più marcata in Lombardia, Veneto e Piemonte. Il focus del gruppo sarà su tre segmenti di clientela: corporate, retail e small business. L’obiettivo principe ribadito ieri dal management: sistemare il fronte patrimoniale ma soprattutto generare ricavi. © RIPRODUZIONE RISERVATA I MANAGER. Giuseppe Castagna, Ad di Bpm, e Pier Francesco Saviotti, Ad del Banco Popolare (Ansa)
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