giovedì 2 febbraio 2017
Accordo da 327,5 milioni di dollari con il dipartimento di giustizia Usa per il colosso della componentistica. L'accusa: «Ha prodotto le centraline truccate delle auto tedesche: non poteva non sapere»
Maxi multa a Bosch: risarcirà i proprietari di auto Volkswagen
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A distanza di 16 mesi dallo scoppio dello scandalo, il dieselgate continua a rappresentare un costo economico pesantissimo, e non solo per Volkswagen. Ieri il Gruppo tedesco ha accettato di pagare 1,2 miliardi di dollari per chiudere uno dei suoi contenziosi con le autorità statunitensi sulle emissioni truccate. Il patteggiamento raggiunto con la Federal Trade Commission e con circa 78.000 automobilisti americani riguarda alcuni modelli diesel con motori 3.0 litri dei marchi Volkswagen, Audi e Porsche e porta a oltre 23 miliardi il totale dell’esborso negli Stati Uniti tra sanzioni, riacquisti e riparazioni. La casa tedesca, in dicembre aveva trovato l’accordo per ritirare 20 mila auto e aggiustarne altre 60 mila ma il conto potrebbe essere ancora più alto se le autorità di vigilanza non dovessero approvare gli interventi sui motori che sono stati proposti. La transazione, rivela Reuters, prevede che i proprietari di veicoli alimentati a diesel possano scegliere per la riparazione ottenendo un rimborso tra 7 e 16 mila dollari, con un bonus aggiuntivo di 500 dollari se dopo le operazioni necessarie ne risulteranno intaccate le prestazioni. Per chi invece accederà al buyback, cioè il riacquisto da parte della casa madre, è previsto un compenso da 7.500 euro in aggiunta al valore del veicolo.

Ma la giustizia americana non fa sconti nemmeno ad un altra grande multinazionale. Anche il Gruppo tedesco Bosch, primo produttore mondiale di componentistica per auto, dovrà pagare 327,5 milioni di dollari (303 milioni di euro) per rimborsare i clienti Usa danneggiati per avere acquistato auto Volkswagen coinvolte nel dieselgate. Bosch ha fornito infatti alcune parti del software che, installato su 11 milioni di motori diesel in tutto il mondo, consentiva di ridurre al minimo le emissioni inquinanti durante i test. Il Gruppo in un comunicato spiega che la compensazione «servirà a chiudere il contenzioso con i clienti e i rivenditori di auto usate contro Robert Bosch GmbH, i suoi affiliati, dipendenti e dirigenti» negli Stati Uniti che hanno acquistato veicoli da Volkswagen e Audi con i motori diesel da 2.0 litri tra il 2009 e il 2015, e da 3.0 litri VW, Audi e Porsche tra il 2009 e il 2016. L’accordo deve ancora essere approvato dai giudici della Corte federale della California, che decideràil prossimo 14 febbraio.

Secondo le accuse depositate da mesi presso la Corte dagli avvocati che portano avanti la class action miliardaria intentata da migliaia di automobilisti, Bosch avrebbe avuto un ruolo centrale nello scandalo. Le centraline incriminate infatti sono dispositivi estremamente sofisticati, con memorie che non possono essere modificate dal costruttore di auto senza la collaborazione del fornitore delle stesse. «È inconcepibile - silegge nel documento - che Bosch non fosse a conoscenza del fatto che ci fosse un sistema illegale nel software di quelle centraline di cui aveva la responsabilità della progettazione, dello sviluppo, dei test e della manutenzione». Il colosso tedesco (375 mila occupati e un giro d’affari di 71 miliardi di euro lo scorso anno) aveva già deciso accantonamenti per 650 milioni di euro nel bilancio 2016 per il contenzioso legale negli Usa.

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