venerdì 10 novembre 2017
Guide turistiche, informatici e organizzatori di matrimoni sono tra le figure più richieste. Al Sud è una scelta obbligata
È boom di nuove professioni
COMMENTA E CONDIVIDI

Complice la crisi, cresce il coraggio di fare impresa e l’Italia si conferma fertile in questo campo rispetto ad altri Paesi europei. Negli ultimi sei anni è infatti cresciuto del 51,6% l’esercito di nuovi professionisti indipendenti, contro il +14,8% dei liberi professionisti e il +5,8% di quelli iscritti agli ordini. A salire alla ribalta sono figure regolamentate ma che non hanno ordini come, ad esempio, le guide turistiche, gli amministratori di condominio, i consulenti tributari, gli informatici, i wedding planner, i designer, i grafici, i formatori.

E a livello geografico, il vero boom si registra nel Mezzogiorno dove, al calo degli occupati in generale di quasi mezzo milione, tra il 2009 e il 2015, si contrappone un aumento dei professionisti indipendenti del 73%. Il quadro è emerso da uno studio, presentato ieri a Roma al convegno di Confcommercio sulle professioni. La ricerca evidenzia che sono più di 1,3 milioni i liberi professionisti, pari al 6% degli occupati complessivi, con un reddito medio pro capite di oltre 38mila euro. Di questi, la maggioranza (983mila) è iscritta ad albi o ordini, con un reddito medio pro capite di quasi 45mila euro, mentre i professionisti non ordinistici, cioè le nuove professioni (free lance, professionisti indipendenti), sono 344mila con un reddito medio pro capite di 16.500 euro. La ricerca segnala poi che, nel periodo 2008/15, i redditi pro capite dei liberi professionisti si sono però contratti del 13% (dato cumu-lato), con i non ordinistici ad evidenziare un calo maggiore (quasi -23%). Lo studio rileva che i nuovi professionisti si inquadrano per la quasi totalità nei servizi di mercato (97%), con un reddito medio pro capite di 18mila euro. Guadagna di più chi opera nelle attività di consulenza gestionale (oltre 24mila euro) e nei servizi informatici (oltre 21mila euro).

«L’Italia si conferma il Paese delle partite Iva – ha detto il presidente Carlo Sangalli –. Siamo a un bivio: o valorizzare queste professionalità o condannarle a un ruolo residuale, se non si risolve l’eccesso di burocrazia e fisco».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: