mercoledì 21 novembre 2012
P​resentata l'edizione 2012 al via il 5 dicembre a Bologna: solo 11 i marchi presenti. Anche il ministro Passera dà forfait. Gli organizzatori: “Mercato in calo, case costruttrici in difficoltà, mancanza di una politica per l'auto: così l'unico Salone che si svolge in Italia rischia di non avere un futuro”.
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"Fare così il Motor Show è impossibile: o un settore sceglie di essere presente oppure non sarà possibile farlo, la scelta è se voler continuare a fare il Motor Show e come continuare a farlo...". Comincia con un grido di dolore dell'ad di Gl Events Italia, Giada Michetti, l'edizione 2012 del Salone dell'auto che si apre a Bologna il 5 dicembre. L'iniziativa che da decenni porta a dicembre centinaia di migliaia di appassionati a vedere le novità del settore, i test drive e gli spettacoli collegati, non pare essere a rischio per il futuro: Gl Events ha già cominciato la programmazione per i prossimi tre anni. Ma la pesantissima crisi sul settore auto (nel 2012 in Italia si venderanno circa un milione di auto in meno rispetto al 2007) si fa sentire drammaticamente.
 
Saranno undici i marchi presenti tra i sette padiglioni occupati e le nove aree esterne dedicate ai test drive: Abarth, Dacia, Fiat, Mercedes-Benz, Nissan, Opel (marchio che ritorna dopo le recenti assenze), Renault, Seat, Skoda, Smart e Volkswagen, con diverse anteprime. Molto più folta la lista degli assenti: BMW, Mini, Citroen, Honda, Mazda, Hyundai, Peugeot, Subaru e Suzuki, mentre anche Kia, Jaguar e Range Rover hanno dato forfait negli ultimi giorni. Il format del Motor Show è stato accorciato a soli cinque giorni, e durerà fino a domenica 9 dicembre. «Aspettative di pubblico? Spero un po’ più del 2009», spiega Michetti. Allora, in cinque giorni di apertura, le presenze furono poco più di 460.000.
"Organizzare il Motor Show - ha detto Michetti - è sempre più complesso e faticoso, noi abbiamo risposto con la nostra credibilità e la nostra creatività. Quest'anno c'è una presenza importante con molti prodotti nuovi in lancio e spettacoli come le gare sul circuito e il tradizionale appuntamento con la dimostrazione del pit stop della Ferrari. Per uno spettacolo che gli appassionati continuano a mostrare di gradire, come dimostra il già alto numero di biglietti venduti in prevendita (a 16 euro, mentre alla biglietteria costerà 18). Ma questa manifestazione ha bisogno della partecipazione di tutti i suoi attori protagonisti. Ho voluto lanciare un grido perchè tutti sappiano che per noi con tutte queste difficoltà sarà impossibile andare avanti"
La premessa sta tutta nei numeri del mercato italiano dell'auto: -44% negli ultimi cinque anni, periodo durante il quale si è passati da 2,5 milioni di auto immatricolate a 1,4 milioni. "Siamo praticamente tornati ailivelli del 1978", osserva la manager. Nel 2012 il mercato europeo delle quattro ruote ha perso il 10,3%, ma il mercato italiano ha lasciato sul campo ben il 20%. "È quello che subisce di più la crisi e il 2013 non sarà migliore se è vero, come ci dice un sondaggio, che solo il 4% degli italiani cambierà sicuramente auto", ragiona Michetti. Numeri che spiegano la ritrosia delle case mondiali a investire sull'unico Salone internazionale dell'auto che si svolge in Italia". 
Il fatto è che le filiali italiane dei costruttori non possono decidere autonomamente di partecipare al Motor Show, ma hanno bisogno dell'autorizzazione del loro quartier generale. "Per essere a Bologna hanno bisogno dello stesso dispendio di mezzi e risorse che per andare, per esempio, al Salone di Ginevra. Questo ci mette in difficoltà, perchè il mercato italiano non è più importante come una volta", conclude Michetti. Intanto, oltrealla rinuncia di alcune case, ieri all'ultimo momento è arrivato anche il primo forfait del governo: "Il ministro Corrado Passera ci ha fatto sapere che non potrà essere presente - annuncia l'ad di Gl Events Italia - abbiamo invitato Clini, Passera e Gnudi. Ci auguriamo di poter avere la presenza del governo".
Forse il punto è proprio questo: l'assenza di una politica nazionale per l'auto. "In altri paesi la risposta alla crisi è stata univoca. Noi siamo divisi, quando, invece, dovremmo essere coesi per raggiungere un risultato", chiude amaramente Giada Michetti.
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