mercoledì 21 novembre 2018
Le prospettive del settore sono di crescita, con un ritmo di 5/7 % l’anno. Previsto un aumento dei posti di lavoro di circa 2/3mila unità, comprendendo tutto l’indotto, entro il 2025
Biometano da rifiuti, nuovi impianti e assunzioni
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«Il biometano da Forsu rappresenta uno degli assi portanti del futuro dell’economia circolare: l’Italia è pronta a cogliere questa innovazione ed entro la fine del 2018 saranno otto gli impianti consorziati in grado di produrre biometano a partire dalla frazione organica da raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani». Così Massimo Centemero, direttore del Cic, Consorzio Italiano Compostatori. Tra il 2017 e il 2018 sono infatti entrati in funzione i primi impianti e nei prossimi mesi se ne aggiungeranno altri. A dare il via in Italia alla produzione di biometano esclusivamente dal trattamento dei rifiuti organici della raccolta differenziata urbana e all’immissione di biometano nella rete di trasporto nazionale, è stato l’impianto di Montello Spa a Bergamo, risultato tra le aziende innovative vincitrici del X Premio per lo sviluppo sostenibile.

All’impianto di Montello si è unito a settembre 2018 quello della Calabra Maceri, che ha inaugurato il primo impianto di biometano del Centro-Sud Italia connesso alla rete nazionale del gas naturale per gli usi industriali, residenziali e per l’autotrazione. L’impianto Sesa di Este (Padova) ha inoltre aperto a settembre il primo distributore di biometano proveniente dalla trasformazione del rifiuto organico. A Pinerolo (Torino) il biometano prodotto dal Polo Ecologico Acea viene impiegato in via sperimentale sui veicoli aziendali per la raccolta i mezzi della raccolta dei rifiuti: se tutto il Biogas prodotto in un anno dal Polo Acea venisse trasformato in biometano, si potrebbe alimentare una utilitaria per oltre 55 milioni di chilometri.

A questi, si sono aggiunti gli impianti a Sant’Agata Bolognese (Bologna) e Finale Emilia (Modena). Quello inaugurato dal Gruppo Hera alle porte di Bologna è il primo impianto per la produzione di biometano dai rifiuti organici realizzato da una multiutility. L’impianto, che sorge all’interno di sito di compostaggio già presente, è in grado di trattare, ogni anno, 100mila tonnellate di rifiuti organici prodotti dalla raccolta differenziata, e altre 35mila tonnellate derivanti dalla raccolta di verde e potature. Risorse che consentiranno di ottenere 7,5 milioni di metri cubi di biometano e 20mila mila tonnellate di compost, biofertilizzante da destinarsi principalmente all’agricoltura. Un ciclo virtuoso grazie al quale i rifiuti organici differenziati nelle case torneranno al servizio della comunità sotto forma di gas che, una volta immesso in rete, potrà alimentare anche il trasporto a metano pubblico e privato, aiutando quindi un settore sempre più esposto al tema delle emissioni di anidride carbonica.

A fine ottobre ha preso il via anche la nuova sezione a digestione anaerobica dell’impianto di Aimag a Finale Emilia che consente, dalla frazione organica dei rifiuti, di produrre biometano da immettere nella rete locale di distribuzione del gas. L’impianto tratterà 50mila tonnellate di frazione organica e produrrà oltre tre milioni di metri cubi di biometano e circa 17mila tonnellate di compost per l’agricoltura biologica. Con questo impianto si riducono di oltre 5mila tonnellate le emissioni da fonte fossile.

«Anche altri impianti, come quello di Asja Ambiente Italia Spa di Foligno che immetterà biometano in rete entro la fine del 2018, si stanno attrezzando per avviare la produzione - anticipa Centemero -. Si tratta di investimenti che valgono milioni di euro e che rappresentano un esempio di eccellenza nell’economia circolare che parte dal rifiuto domestico e torna nelle case come energia o nei veicoli come carburante: un percorso che l’approvazione del decreto per la promozione dell’uso del biometano nel settore dei trasporti e le agevolazioni per le imprese a forte consumo di gas naturale, ci auguriamo diventi nei prossimi anni sempre più agevole e conveniente per le aziende».

Le prospettive del settore sono di crescita, con un ritmo di 5/7 % l’anno. La crescita riguarda innanzitutto la quantità di raccolta differenziata, che rende necessaria la costruzione di nuovi impianti, che a loro volta fanno aumentare l’occupazione del settore. Considerando un aumento della raccolta differenziata dei rifiuti organici di due milioni di tonnellate da qui al 2025 è previsto un aumento dei posti di lavoro di circa 2/3mila unità, comprendendo tutto l’indotto.

«Gli impianti di produzione di biometano avviati tra il 2017 e il 2018 erano già esistenti - continua il direttore del Cic -. Trattavano rifiuti organici trasformandolo in compost e biogas. L’upgrade del biogas a biometano è stata quindi portata avanti più dalla tecnologia che dalla forza lavoro, che è quella già impiegata nell’impianto. Piuttosto possiamo parlare di aumento dei posti di lavoro in relazione alle prospettive future, considerando che la nuova direttiva europea sull’economia circolare rende obbligatoria la raccolta differenziata del rifiuto organico dal 2023».

I profili ricercati sono di due tipi: tecnici e non tecnici. Le figure tecniche maggiormente richieste sono senza dubbio ingegneri ambientali, processisti e agronomi. Per quanto riguarda invece le altre figure, sono essenzialmente legate al marketing di settore e allo sviluppo di una comunicazione adeguata, in quanto diventa sempre più importante attuare azioni di promozione, diffusione e sviluppo della raccolta differenziata.

«I percorsi formativi sono molto importanti per creare figure qualificate da inserire in questo settore - conclude Centemero -. Oltre alle facoltà universitarie, ci sono altri percorsi che assumono una notevole importanza per completare la propria formazione, come i master universitari. Proprio in questa direzione va letta la collaborazione tra il Cic e il Cnr di Milano che raggiungono quest’anno la X edizione del master in Bioeconomia dei rifiuti organici e delle biomasse».


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