sabato 11 giugno 2022
Alla Biennale di Brescia modelli e tendenze emergenti. Bongiovanni (Isnet): processo di innovazione dal basso che è stato inserito anche nel Pnrr
La prossimità diventa sistema

Ansa

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La prossimità come motore del cambiamento dalla rigenerazione urbana all’integrazione, dalle iniziative culturali agli interventi sociali. La voglia di partecipare, di esserci, è il motore di un percorso che non è un semplice volontariato ma un "mettersi in gioco" senza schemi fissi e ruoli pre-costituiti. Dal 2015 la prossimità ha anche una sua Biennale, come quelle più blasonate di Venezia, che si occupa di analizzare tendenze e modelli emergenti. La quarta edizione si è aperta ieri a Brescia e si concluderà domenica. Una tre giorni densa di appuntamenti, con oltre 500 esperienze di prossimità da tutta Italia ed esperti quali il sociologo Cristiano Gori, lo psichiatra Marco Trabucchi, il vicedirettore della Fao Maurizio Martina, il designer Ezio Manzini.«Quando abbiamo iniziato – spiega Laura Bongiovanni presidente dell’associazione Isnet, uno dei promotori nazionali della Biennale insieme a Legambiente, Fondazione Ebbene ed altre realtà – questo termine non era diffuso. Adesso lo scenario è cambiato e la prossimità è inclusa nel Pnrr a vari livelli come categoria di riferimento in particolare si parla di sanità di prossimità».

Nel corso degli anni Isnet ha fatto diverse indagini per analizzare il fenomeno, evidenziando da un lato l’estemporaneità dei vari progetti, dall’altro la loro flessibilità e capacità di adattarsi alle esigenze del territorio. «Quest’anno abbiamo analizzato nel dettaglio 20 esperienze e abbiamo individuato un decalogo delle caratteristiche comuni – continua Bongiovanni –. La più importante è la replicabilità dei modelli adottati, ad esempio il banco di comunità di Brescia è stato esportato con successo in altre città con un processo di ottimizzazione e trasferimento di know how. Un altro filo conduttore è quello delle competenze che devono essere trasversali con una formazione continua, tutti i progetti possono essere rivisitati e aggiornati».La tipologia di interventi è molto vasta: molti sono progetti di inclusione sociale, lotta alla povertà educativa, riqualificazione di spazi inutilizzati. Durante la pandemia è emersa una grande voglia di protagonismo dei soggetti coinvolti che grazie all’esperienza di prossimità hanno deciso di riappropriarsi del territorio, creando luoghi di incontro e rivitalizzando le relazioni sociali e mettendo in campo talenti non utilizzati. «"Cosa posso fare io?" è la domanda che si sono fatti molti durante il lockdown – spiega ancora la presidente Isnet – e la risposta che è arrivata, senza avere la pretesa di risolvere problemi troppo grandi, è stata il mettersi in gioco insieme ad altri. Il vittimismo è stata contrastato dallo stile della prossimità, un atteggiamento di cura paziente ed umile».

Tra le esperienze più innovative il teatro di comunità che avvicina al palcoscenico i cittadini e le cucine popolari di Bologna che hanno come obiettivo non solo quello di dare da mangiare alle persone bisognose ma costruire luoghi di aggregazione per le persone che si sentono sole. «Il campo di azione è molto vasto e sicuramente in questo periodo siamo di fronte ad un risveglio comunitario, molte esperienze sono ancora sotto-traccia ed è difficile quantificare il fenomeno in termini numerici – conclude Bongiovanni –. E se la dinamicità lo rende difficilmente standardizzabile in termini di efficacia ed efficienza sta assumendo dei tratti caratteristici che lo configurano come un processo di innovazione sociale. Tratti che possono essere replicati e scalati in funzione del contesto in cui si vive dando vita ad un protagonismo diffuso».

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