giovedì 7 agosto 2014
​Accolto un emendamento di Scelta Civica che elimina la proposta di introduzione anche in Italia, del "senso unico eccetto bici" (detto anche "controsenso ciclabile") in determinate situazioni. La Fiab protesta, gli automobilisti no.
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Si può essere favorevoli o contrari, ma parlare di “ravvedimento” non è improprio. Nell'ambito delle modifiche al Codice della Strada, attualmente in discussione all'interno della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati, è stato infatti accolto l'emendamento avanzato da Scelta Civica che elimina la proposta di introduzione, anche in Italia, del "senso unico eccetto bici" (detto anche "controsenso ciclabile"), ovvero la possibilità per i ciclisti di procedere nel senso inverso a quello delle auto in strade ben specifiche, cioè le aree 30 km/h su vie a senso unico sufficientemente larghe e sempre a discrezione del sindaco, in funzione alle esigenze del traffico locale.
 
Alla base dell'accoglimento dell'emendamento ci sarebbe un parere negativo dei tecnici del Ministero dei Trasporti che reputano pericolosa l'introduzione del “senso unico eccetto bici” in Italia.
 
Fiab, la Federazione Italiana Amici della Bicicletta che con i suoi 20.000 soci è la più forte realtà associativa dei ciclisti italiani non sportivi, deplora quanto accaduto e chiede ufficialmente ai rappresentanti di Scelta Civica di motivare la scelta con dati e numeri inoppugnabili e pareri tecnici validi. Secondo la Fiab il "controsenso ciclabile", infatti, «è già adottato con successo in moltissime città europee, non è pericoloso se correttamente regolamentato e, inoltre, incentiva notevolmente l'utilizzo della bicicletta per gli spostamenti all'interno dei centri urbani».
 
Giulietta Pagliaccio, presidente nazionale Fiab, auspicando «di poter avere anche in Italia una normativa che, in tema di mobilità ciclistica, ravvicini il nostro Paese all'Europa» comunque chiedea tutti coloro che all'interno delle istituzioni hanno a cuore il tema della mobilità sostenibile, «di non schierarsi da una parte o dall'altra, ma di unire le forze in maniera trasversale affinché, in ogni occasione, si possa arrivare a regole sensate e condivise per lo sviluppo di città più vivibili».
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