martedì 24 marzo 2009
Il premier frena: «Cose che non erano nelle idee iniziali e che non saranno nel testo. Venerdì il decreto». E sulla crisi: «Reagire al virus americano, gli italiani lavorino di più».
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Quello che è circolato non è il testo a cui avevo lavorato... È così, è così... Ho sentito delle cose che non erano nelle idee iniziali e non saranno nel testo...». Il treno Frecciarossa è volato da Milano a Roma in tre ore spaccate e ora, arrivati alla stazione Termini, Silvio Berlusconi, per un giorno “presidente-ferroviere”, fa subito chiarezza sul piano casa rispondendo alle ultime accuse del leader del Pd Dario Franceschini: «Non c’è nulla di incostituzionale. Ma la verità è che sta girando un testo non mio». Una pausa studiata. Come per attirare l’attenzione. Poi la notizia: «Il mio, tanto per cominciare, non riguarderà gli immobili urbani». I cronisti accerchiano il premier e lui continua a spiegare. «Il decreto o disegno di legge che sia, si fermerà alle case mono e bifamiliari e alle costruzioni da rifare dopo che queste saranno demolite». Ha un piano chiaro, Berlusconi. Un’idea sui tempi. Sugli strumenti da usare. «Abbiamo il progetto di fare una legge quadro attraverso un disegno di legge, ma per fare in fretta come ci chiedono molti dovremmo fare un decreto» che sarà presentato venerdì. Il nodo delle Regioni. «Saranno poi le Regioni che si regoleranno». E quelle che hanno già annunciato di essere contrarie? Il premier difende la sua "intuizione". «Si ricrederanno sotto la spinta dei loro cittadini... Vedete, oltre la metà degli italiani è favorevole al piano», ripete il Cavaliere, mentre Franceschini passa al contrattacco e spiega che il testo oggetto delle critiche è proprio quello che la presidenza del Consiglio ha inviato a tutte le Regioni e agli enti locali. Ma poi in serata a Montecitorio il premier frena. «Abbiamo fatto un articolato molto semplice che discuteremo con le Regioni. Se sarà un decreto o un disegno di legge ne parleremo con loro».Gli altri temi. Dura tre ore precise la corsa da Milano a Roma e Berlusconi ha voglia e tempo per rispondere alle domande che si accavallano. Un cambio di direttore al Corsera? «Non mi risulta». Il suo reddito dichiarato nel 2008 decimato rispetto all’anno precedente? «Mi basta un piatto di minestra», dice sorridendo. Ma è la crisi in cima ai pensieri del premier. La ricetta? «Bisognerebbe avere tutti la voglia di reagire, di avere molta fiducia, di impegnarsi e magari lavorare anche di più riguardo a questa influenza americana e questo virus che viene dall’America». L’opposizione non ci sta e Franceschini attacca: «È il governo a dover lavorare di più». Berlusconi ci prova. Spiega che per uscire dalla crisi è necessario anche muovere l’economia. E torna a parlare del piano casa assicurando che metterà «in movimento soldi che sono fermi in banca». La crisi e le ricette mondiali. Per qualche istante il premier si concentra sulle ricette mondiali per superare le attuali difficoltà che partono principalmente dagli Stati Uniti infestati da titoli tossici e promuove il "piano Obama" per un ulteriore sostegno alle banche in difficoltà. «A giudicare dalla reazione delle borse è una buona iniziativa. Speriamo che continui nei prossimi giorni. Auguri al presidente Obama e a tutti noi», ripete Berlusconi. Una pausa precede le nuove considerazioni intrise di realismo. La crisi è complicata, la soluzione ancora vaga e in Europa – ammette il premier – «nessuno sa quale sia la cura giusta ne quale sarà il futuro, così come non c’è nessuno che abbia azzardato previsioni». E forse è per questo che, a conti fatti, guidare il Frecciarossa è «più facile» che guidare l’Italia. Perchè sul treno ad alta velocità «il computer governa quasi il 100 per cento della bisogna» mentre «credo che il Paese con i mezzi che abbiamo a disposizione sia assolutamente difficile da governare». Si torna al lavoro. Nella sala del governo, a Montecitorio, Berlusconi riunisce mezzo esecutivo: Bossi, Calderoli, Tremonti, Fitto, La Russa, Frattini. Il tema è soprattutto uno: il piano casa. Anche in vista del vertice di oggi con le Regioni su cui parla il premier: «Porteremo uno schema di decreto assolutamente semplificato. L’ho corretto riducendolo all’essenziale. Così lo presenterò alle Regioni e sono aperto a sentire le loro ragioni e ad agire di conseguenza». Ancora una volta Berlusconi parla per chiarire. Per spiegare e per spiegarsi. La bozza circolata «è stata inviata dagli uffici della Presidenza. Io ero a Bruxelles e non l’ho potuta vedere». Parole ripetute qualche ora prima in una telefonata al presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani.
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