martedì 22 aprile 2014
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Le parole di Renzi che nell’intervista a Repubblica ha aperto al quoziente familiare aprono anche le associazioni alla speranza. «È il segnale più serio dal 2010, dalla conferenza di Milano sulla famiglia, da parte di un presidente del Consiglio». Parola di Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni familiari. Nel frattempo, sotto i ponti sono passati quattro governi. E la situazione è progressivamente peggiorata come conferma drasticamente l’Istat. «Si vedrà ora con la delega fiscale se c’è la volontà di passare dalle parole ai fatti».Come giudica questi dati?Bisognerebbe guardarci dentro, la mappa delle fragilità della famiglia, pur limitandosi solo all’aspetto economico (e tralasciando quello relazionale) è molto ampia. Di certo, se 15-20 anni fa i redditi da lavoro erano sufficienti a proteggere la famiglia, oggi uno stipendio di insegnante da solo - per esempio - può bastare a un single, ma non a chi è sposato con figli.Un milione e 130mila famiglie non hanno redditi da lavoro. Come possono farcela?A volte sopperiscono le pensioni. Di sicuro il sistema solidaristico funziona nella società civile, (di cui la famiglia intesa in modo esteso, con l’inclusione dei nonni, è cellula fondamentale) al contrario dello Stato. Da un lato il sistema pensionistico e il fardello del debito gravano soprattutto sulle giovani generazioni; dall’altro, sul versante società civile, i giovani ancora si avvantaggiano di una solidarietà inter-generazionale nella propensione al risparmio e nell’investimento sul mattone da parte delle generazioni più anziane. Ma quanto potrà durare?Colpisce l’aumento del 56 per cento in due anni di queste situazioni. Come giudica le parole di Renzi che apre al quoziente familiare?Lo giudico un segnale positivo, ma - appunto - solo un segnale, per il momento.Nel frattempo la vostra proposta di modulare sui carichi familiari il bonus degli 80 euro sembra rimasto lettera morta.La consideriamo l’ennesima battaglia persa, dopo gli stop and go registrati sull’Imu, tassa sulla quale c’erano state delle aperture.Tuttavia il segnale c’è.C’è e non intendiamo sottovalutarlo. Anzi. Se fosse il segno che si vuole introdurre il quoziente familiare nella delega fiscale, cui il governo intende metter mano entro giugno (stando alle parole di Delrio, uno che di famiglia se ne intende) sarebbe una novità strutturale, e in quanto tale rilevantissima.Ma qui si parla di gente senza lavoro, basterà intervenire sul fisco?Occorre intervenire in tre direzioni. Oltre alla leva fiscale, c’è il contrasto alla povertà sul quale forse è maturo pensare a una formula generale come il reddito minimo, facendo attenzione però a non cadere nell’assistenzialismo. E poi c’è la politica per la creare nuovi posti di lavoro. Che dovrà tener conto anch’essa del fattore famiglia, di persone non più giovani che perdono ogni forma di sostentamento per la loro famiglia.
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