giovedì 13 settembre 2012
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Una «federazione di Stati nazione» alla quale arrivare con una «modifica dei trattati». José Manuel Barroso, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione Europea di fronte al Parlamento Europeo a Strasburgo, lancia il sasso nello stagno riaprendo l’eterno cantiere istituzionale europeo, sposando la linea del cancelliere Angela Merkel che ha già più volte parlato di modificare i trattati per avere «più Europa».«L’Europa – ha affermato il portoghese – ha bisogno di una nuova direzione, che non può essere basata su idee vecchie, l’Europa ha bisogno di una nuova visione». Eccola, la visione di Barroso: «Non spaventiamoci delle parole: abbiamo bisogno di muoverci verso una federazione di Stati nazione». Barroso ha precisato che «non è un super-Stato», bensì une federazione «che può affrontare i nostri problemi comuni, condividendo la sovranità in un modo che ogni paese e ogni cittadino abbia gli strumenti per controllare il proprio destino. È un’Unione con gli Stati membri, non contro di essi. In un’era di globalizzazione, mettere insieme la propria sovranità vuol dire più potere, non meno». Tutto questo, sottolinea il presidente della Commissione, «richiederà un nuovo Trattato, non lo dico a cuor leggero, siamo tutti consapevoli di quanto difficile sia cambiare i trattati». Barroso ha fretta, annuncia proposte concrete per il nuovo testo prima delle elezioni europee del 2014. «Nessuno – avverte Barroso – sarà costretto a partecipare». Come primo segnale, a suo dire fattibile senza modifiche istituzionali, propone che il voto Ue tra due anni indichi anche il nome del prossimo presidente della Commissione. Non sono mancate dure bordate al comportamento di vari governi durante la crisi attuale. «Più volte abbiamo consentito ai dubbi di diffondersi. Dubbi sul fatto che alcuni paesi siano disposti a riformarsi e riconquistare competitività, e dubbi sul fatto che altri paesi siano pronti a sostenersi a vicenda in modo l’euro e il progetto europeo siano irreversibili». Dubbi che il nuovo progetto da lui lanciato deve spazzare via, «non lasciando alcuno spazio a dubbi sull’integrità dell’Unione o sull’irreversibilità dell’euro». Una giornata terminata con la presentazione da parte del presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy del cosiddetto «issue paper», un documento preparato, su incarico dato dai leader Ue al summit del 28-29 giugno, in coordinamento con i presidenti di Commissione Europea, Bce ed eurogruppo in vista di una "road map" per un approfondimento e rafforzamento dell’Unione economica e monetaria. Per ora è solo soprattutto un elenco di questioni da approfondire che andrà sottoposto alle cancellerie delle capitali degli Stati membri. Nulla di rivoluzionario, ma già si identificano alcuno punti interessanti, come la necessità di rafforzare il coordinamento economico anche in aree come la competitività e il mercato del lavoro e, soprattutto, l’apertura (molto cauta) alla possibilità di eurobond, con tanto di bilancio centrale dell’Unione. Un’unione fiscale, si legge, «dovrebbe includere strumenti per evitare choc asimmetrici ed aiutare a prevenire il contagio, possibilmente attraverso un bilancio centrale per l’eurozona. Questo potrebbe implicare emissioni limitati di debito comune, purché la condivisione del rischio sia accompagnato da adeguati passi verso una decisione comune sui bilanci che garantisca contro l’azzardo morale».
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