giovedì 12 maggio 2016
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Per dare il massimo della potenza possibile all’attacco 'bancario' si è scelta una cornice prestigiosa (il Parlamento europeo di Strasburgo) e si è ricorsi al più alto rappresentante istituzionale che si può vantare (Luigi Di Maio). Il Movimento 5 Stelle ne ha davvero per tutti: dal «disastro» del bail in, al «problema » delle banche tedesche; dall’ultimo «pasticcio» della Banca Popolare di Vicenza, ai «ruoli inefficaci» della Bce e della Banca d’Italia. Il principale partito d’opposizione lancia «un allarme su quello che sta succedendo in Italia, nel settore bancario e - più in generale - con i recenti casi di corruzione» nel corso di una conferenza stampa a margine della sessione plenaria a Strasburgo. Gli affondi dei pentastellati si rivolgono subito in direzione Francoforte. «Il meccanismo di sorveglianza unica della Banca centrale europea è iniquo, perché premia certi Stati, nasconde i problemi di alcuni sistemi mentre ne enfatizza altri», sostiene l’europarlamentare Marco Zanni.«Noi chiediamo le dimissioni dei vertici di Bankitalia e ci rivolgiamo al ministro Padoan affinché le richieda – tuona Di Maio –. Non capiamo perché siano ancora lì, dopo che il go- verno Renzi, da quando c’è, ha fatto sette decreti Salva-banche che hanno lasciato spesso i risparmiatori senza più un euro». E a proposito di istituti salvati, nei confronti di una delle quattro banche interessate dal decreto del governo dello scorso novembre potrebbero arrivare sanzioni anche da parte della Consob. «Stiamo verificando cosa è avvenuto nel collocamento dei titoli di Etruria – spiega il presidente dell’Authority di Borsa, Giuseppe Vegas –. Non sono escluse sanzioni». Per la banca su cui sta indagando la procura di Arezzo, secondo il numero uno della Consob «il problema vero sta nel collocamento dei titoli, non nei prospetti». Intanto, seduta da dimenticare per i titoli del credito a Piazza Affari. Dopo una raffica di trimestrali seguono forti vendite. Il Banco Popolare conclude la giornata in calo del 9% a 4,4 euro, dopo aver toccato in corso di seduta il minimo storico di 4,064 euro. Molto male pure la sua 'promessa sposa' (in vista della fusione) Bpm con -6,3%. Debole Unicredit, che alla fine cede il 3,7%. Intesa Sanpaolo, invece, riesce a limitare le perdite con un calo dell’1,6%, mentre Mediobanca si muove controcorrente (+1,7% a 6,4 euro) grazie a conti oltre le attese. © RIPRODUZIONE RISERVATA Piazza Affari
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