martedì 3 gennaio 2012
​ «Parlarsi non solo significa far emergere i problemi, ma si possono cercare soluzioni possibili». Il presidente dei vescovi italiani torna con queste parole sui temi che gli sono particolarmente cari e lo fa a margine della Messa celebrata per i giostrai del Luna park. Monsignor Cesare Nosiglia, vescovo di Torino, in una lettera inviata ad alcune personalità cittadine scrive: «Lo sviluppo non è solo una questione economica. Anzi, l'economia stessa non può porsi al di sopra delle regole».
Intervista ad Alessandro Pagano, coordinatore nazionale Fiom cantieristica navale (da Radio inBlu
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​Contro la crisi, per il lavoro, contro il pericolo di tensioni sociali esiste una strada da percorrere, ed è quella del dialogo. Perché «parlarsi non solo significa far emergere i problemi, ma si possono cercare soluzioni possibili». Il presidente dei vescovi italiani, cardinale Angelo Bagnasco, torna con queste parole sui temi che gli sono particolarmente cari e lo fa a margine della Messa celebrata a Genova per i giostrai del Luna park.Le tensioni sociali «purtroppo - ha detto il porporato - sono sempre possibili ma direi che non sono mai fatali. E la via del dialogo tra diversi soggetti è importante per capire le soluzioni possibili». Parla di crisi, il cardinale Bagnasco, e pare volersi rivolgere ai diversi soggetti in campo: al sindacato e al governo, alle parti sociali e alle istituzioni: «Come in tutte le famiglie - dice, usando una metafora che gli sta molto a cuore - nei momenti di crisi ci si stringe gli uni agli altri, sempre di più. L'unità supera ogni tensione».L'arcivescovo di Genova torna su un dato che definisce «culturale, persino antropologico»: è necessario che tutti sappiano che »nessuno è solo. I problemi economici e di lavoro sono preoccupanti, ma dobbiamo sempre tenere presente che nessuno è solo, mai». Una frase che il porporato ripete spesso, pronunziata per la prima volta quando si è innescata la crisi nello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente ai cui lavoratori Bagnasco è vicino, fin dal primo momento. Fincantieri, dunque, torna nelle parole e nel pensiero dell'alto prelato che parla di una «situazione delicata, fonte di grande preoccupazione». Eppure, dice Bagnasco sorridendo, «so che c'è la volontà e la determinazione da parte di tutti per salvaguardare il lavoro al di là delle forme e della tipologia». Dunque, il cardinale sembra fare appello ad una certa flessibilità sia nei rapporti di lavoro che nell'ambito della produzione. Sembra indicare la strada che, se imboccata correttamente, «potrebbe ridare speranza». A tutti, in primo luogo allo stabilimento di Sestri Ponente.Il lavoro resta un punto prioritario nell'agenda dei vescovi italiani. Proprio oggi monsignor Cesare Nosiglia, vescovo di Torino, in una lettera inviata ad alcune personalità cittadine scrive: «Lo sviluppo non è solo una questione economica. Anzi, l'economia stessa non può porsi al di sopra delle regole che tutelano quel bene che è la persona e quei beni comuni che stanno alla base di una società sana». Al di sopra di tali regole «c'è la consapevolezza che la solidarietà non è solo un metodo necessario, ma una via obbligata». Una lettera perTorino, ma di più, una lettera per la Fiat. È la crisi. E la crisi internazionale, «che tutti ha colpito» è una stretta, dice il cardinal Bagnasco, che invita a tener conto di un dato elementare: in questo momento, la crisicolpisce in modo differente le persone perché «è differente il punto di partenza e differenti le ricadute». E torna il discorso sulle tensioni sociali che oggi significano non solo la polveriera del lavoro, ma anche il disagio di chi ruba per mangiare, si uccide perché vede diminuire la pensione o semplicemente perché non ha futuro.
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