sabato 4 agosto 2018
La sperimentazione partirà in autunno. Individuato una sorta di circuito di oltre 30 chilometri che dalla periferia cittadina conduce al centro. Ma a bordo ci sarà un uomo
A Torino via libera ai test di guida autonoma
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Tranquilli, ci sarà comunque un "pilota" a bordo. Non parliamo di aerei ne’ di motoscafi, ma di auto, macchine a guida autonoma. Che Torino si appresta a testare grazie ad un accordo col ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti siglato ieri. Insomma, la città della Mole si prepara a diventare una sorta di laboratorio per queste vetture del futuro con questa intesa che, oltre al dicastero dei Trasporti e la giunta comunale del capoluogo piemontese, coinvolge quali partner Fca, Gm, Audi e Mercedes.

Al momento non è dato sapere quale automobile vestirà i panni della prima "cavia" ma i test dovrebbero partire in autunno. È stato individuato una sorta di circuito di oltre 30 chilometri che dalla periferia cittadina conduce al centro: toccherà Mirafiori, la zona ospedaliera, le stazioni ferroviarie, corso Galileo Ferraris – dove il traffico è regolato da semafori intelligenti –, il sottopasso di corso Unità d’Italia e alcune vie centrali del quartiere di San Salvario. Il percorso, comunque, è stato studiato per una struttura di tipo modulare creando, così, la possibilità di percorrere percorsi dalla lunghezza e dalle caratteristiche differenti per poter così "studiare" applicazioni di guida autonoma di differente livello e su strade di differente tipologia.

Si tratta «di un passo in avanti molto importante – commenta il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli – nel progetto di una piena diffusione della smart mobility, iniziato con l’istituzione dell’Osservatorio tecnico di supporto per le smart road e per il veicolo connesso e a guida automatica».

La fase sperimentale, sulla cui durata non ci sono tempi, avrà comunque l’importate garanzia che a bordo della vettura sarà presente un tecnico "autista" per ogni eventualità di malfunzionamento. Anche perché nessuno vuole correre il rischio di ripetere le tragiche – seppur con modalità differenti – esperienze accadute ad una vettura Tesla e ad una Uber negli Stati Uniti. «L’obiettivo – spiega ancora Toninelli – è la creazione di un ecosistema tecnologico, fondato sui Big Data, favorevole alla sinergia tra infrastrutture e veicoli di nuova generazione, per migliorare la sicurezza e la fluidità del traffico. La sperimentazione di Torino ci permette di testare quello che metteremo in atto su scala nazionale in relazione al progetto smart road».
Un passo in avanti, quindi, in un settore in lenta evoluzione perché le prime sperimentazioni su auto simili erano state avviate negli anni ’20 del secolo scorso. E oggi gli unici veicoli circolanti su strada in piena autonomia sono piccole navette per il trasporto pubblico.
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