lunedì 22 maggio 2017
Sono 175,8 i miliardi spesi nel 2016 (+2,6%) da famiglie e imprese, il 10,5% del Pil. La stima dell'Osservatorio Autopromotec conferma il divario tra ciò che l'auto paga e ciò che incassa dallo Stato
Il paradosso dell'automobile: trascina l'Italia ma non incassa
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Traina la produzione industriale italiana, o comunque rappresenta una fetta consistente dell'economia del Paese. Ma non ottiene vantaggi, né considerazione a livello legislativo e decisionale per la correzione dei suoi problemi. E' la paradossale condizione dell'automobile in Italia, sempre più considerata un nemico da arginare malgrado produca ricchezza e lavoro. Lo conferma anche il dato diffuso ieri: nel 2016 le famiglie e le imprese hanno speso 175,8 miliardi di euro per gli autoveicoli (autovetture, veicoli commerciali, veicoli industriali e autobus), con un incremento del 2,6% rispetto al 2015. E poiché questo tasso di incremento è più elevato di quello della crescita complessiva dell'economia, aumenta anche la sua incidenza sul Pil che passa dal 10,41% del 2015 al 10,50%.

La stima dell'Osservatorio Autopromotec, la struttura di ricerca della rassegna espositiva internazionale delle attrezzature e dell'aftermarket automobilistico che si aprirà mercoledì 24 maggio alla fiera di Bologna, testimonia una volta ancora come il settore continui a non essere capace di mettere sul piatto della bilancia la sua enorme forza, fatta di oltre 1,2 milioni di occupati, e più di 71,6 miliardi di entrate per il Fisco, solo per citare alcuni dei dati più rilevanti. Però chi compra un mobile o un elettrodomestico, oppure ristruttura casa, oggi ottiene incentivi infinitamente superiori a chi vuole rottamare la propria auto vecchia di 10 anni per prenderne una nuova, efficiente e più sicura. Così come restano appese al cielo le mille promesse fatte sulla mobilità elettrica, o la riforma del Codice della strada dimenticata da anni in un cassetto, mentre le accise sui carburanti del secolo scorso sono ancora in vigore, come la penalizzante follia del "superbollo". Il tutto in un sistema di viabilità terrificante in molte zone d'Italia.

L'auto insomma paga ma non incassa. Tra il 2015 e il 2016 tutte le voci di spesa sono aumentate con la sola eccezione di quelle relative al carburante e alle coperture assicurative. Venendo alle singole voci, la graduatoria è guidata dall'esborso per i carburanti, che nel 2016 sono costati agli italiani ben 50,6 miliardi con un'incidenza complessiva sul totale della spesa del 28,8%. Rispetto al 2015 vi è un risparmio notevole (8,9%) dovuto alla diminuzione dei prezzi alla pompa di benzina e gasolio in seguito al calo del prezzo del greggio e in presenza di un andamento dei consumi in lieve flessione (0,9%). La seconda voce di spesa per importanza - precisa l'Osservatorio Autopromotec - è quella relativa agli acquisti di autoveicoli a cui sono stati destinati 45 miliardi contro i 37 del 2015. L'incremento del 21,8% è dovuto alle crescite delle immatricolazioni di autovetture (+15,9%), veicoli commerciali (+49%), veicoli industriali (+52,2%) e autobus (+18,6%). Terza voce per importanza è quella per la manutenzione e le riparazioni che assorbono più di un quinto della spesa globale e cioè 36,6 miliardi nel 2016, contro i 35,2 del 2015 (+3,9%). Al quarto posto nella graduatoria della spesa, troviamo l'esborso per i premi di assicurazione R.C.A., incendio e furto: lo scorso anno l'esborso è stato di 17,9 miliardi, cifra rilevante, ma inferiore del 3,5% ai 18,6 miliardi spesi nel 2015.

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