martedì 15 marzo 2016
Il progetto gestito dal Coni (nella foto il presidente Giovanni Malagò), di durata triennale e finanziato dal ministero del Lavoro con una somma complessiva di 5,143 milioni di euro, valorizza le competenze acquisite dagli sportivi, coniugandole con le nuove opportunità offerte dal mondo del lavoro.
Atleti a fine carriera, così si inseriscono
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Creare le condizioni per facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro degli atleti a fine carriera. È questo lo scopo del progetto sperimentale congiunto di Coni e ministero del Lavoro La nuova stagione - Inserimento lavorativo degli atleti al termine dell'attività sportiva, illustrato in una conferenza nell'aula magna della scuola dello sport del Coni a Roma. Il progetto, di durata triennale e finanziato dal ministero del Lavoro con una somma complessiva di 5,143 milioni di euro, valorizza le competenze acquisite dagli atleti, coniugandole con le nuove opportunità offerte dal mondo del lavoro.

Il Coni avrà il compito di gestire il progetto, organizzando percorsi di formazione e individuando le imprese presso le quali gli atleti selezionati, che saranno circa 2mila, svolgeranno un tirocinio formativo. Il ministero del Lavoro avrà il compito di monitorare l’andamento del progetto.

"L'esperienza sportiva può essere una grande opportunità perché puoi reinvestirla nel lavoro. La cosa più bella di questo progetto è poter pensare che 2mila atleti italiani potranno usufruirne. Abbiamo bisogno di creare inclusione e questa è una grande idea", ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel suo intervento.

"Questo è un momento epocale e devo dire grazie al ministro Poletti perché è stato sensibile di fronte alle istanze del nostro mondo. Siamo orgogliosi di questo progetto e utilizzeremo fino all'ultimo euro degli oltre cinque milioni che ci sono stati messi a disposizione", ha evidenziato il presidente del Coni, Giovanni Malagò.

Alla presentazione hanno partecipato anche diversi ex atleti, che in qualità di testimonial hanno raccontato la propria esperienza. "Bisogna impegnarsi tanto perché una volta finita la carriera sportiva inizia un'altra gara, la più importante: cercare di capire come sfruttare le esperienze e il bagaglio culturale che abbiamo per iniziare a lavorare. Se non sappiamo trasformare le qualità che abbiamo partiamo da uno scalino inferiore rispetto ad altri giovani", ha detto l'olimpionica della vela Alessandra Sensini.

Più amara la riflessione dell'ex nuotatrice Cristina Chiuso: "Io ho vissuto l'esperienza drammatica dell'inserimento nel mondo del lavoro. Mi sono laureata nel 2004 in piena carriera sportiva, malgrado questo mi sono accorta subito che nelle aziende della mia esperienza non convenzionale non sapevano che farsene. Ho smesso di mandare curriculum, sto portando avanti solo progetti personali in cui ho scarso appoggio dal mondo sportivo, se non i bastoni fra le ruote. Ma è una sfida personale, non mi fermano assolutamente e sono felice che ci siano progetti come questo".

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