sabato 22 settembre 2018
Il sito umbro non è più strategico per ThyssenKrupp. Sindacati in ansia
Ast di Terni nell'incertezza al confronto a vuoto seguono 15 licenziamenti
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La convocazione ai sindacati è arrivata nella mattinata di giovedì e l’Ad Massimiliano Burelli è andato subito dritto al punto: Acciai Speciali Terni ha deciso di operare quindici licenziamenti fra gli operai, attraverso una procedura collettiva. Si tratta, ha spiegato Burelli, di tutte persone che verranno accompagnate al pensionamento. Futuro sempre più incerto, quindi per lo stabilimento di Terni, escluso dalla multinazionale Thyssenkrupp dalla joint venture siglata dalla multinazionale tedesca con gli indiani di Tata Steel. Soprattutto, un’azione che alimenta l’incertezza: la riunione che si è svolta nei giorni scorsi al Mise, alla presenza delle stesse sigle sindacali di settore, della presidente della Regione Catiuscia Marini, del vicesindaco di Terni Andrea Giuli e dei parlamentari Caparvi (Lega), Grimani (Pd), Lucidi (M5S) e Nevi (Fi) è andata infatti a vuoto, con i rappresentanti della proprietà Thyssenkrupp che hanno confermato come l’azienda non sia più centrale nel core business della multinazionale ma che allo stesso tempo, dato che produce ancora utili, non è in vendita. Affermazione peraltro in contraddizione con quella diametralmente opposta pronunciata dalla proprietà solo pochi mesi fa.

In una dura nota, le segreterie provinciali Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic, Ugl metalmeccanici e Usb non nascondono le preoccupazioni: «Riteniamo che una azienda che guardi al futuro si debba preoccupare di investire e non di ridurre il personale». E rilanciano sulla questione che era già emersa chiara dal tavolo di Roma, vale a dire l’assenza di chiarezza sulle prospettive di sviluppo del sito. Tendono una mano all’azienda accettando il percorso proposto ai lavoratori in uscita – soprattutto visto l’esiguo numero – ma mettono paletti chiari: «Non abbiamo alcuna pregiudiziale – scrivono – a condizione che l’azienda si impegni a: garantire la volontarietà all’uscita dei lavoratori interessati, definire, se previsto, un incentivo equo per tutti i lavoratori che intenderanno aderire volontariamente al procedimento di accompagnamento alla pensione; impegnarsi da subito alla stabilizzazione di una parte dei contratti interinali in essere, almeno in ugual numero delle uscite, al fine di mantenere gli attuali livelli occupazionali ». Tutti punti considerati dirimenti per poter sottoscrivere un accordo.

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