venerdì 7 dicembre 2018
Un piccolo "esercito" di 1,2 milioni di lavoratori "sommersi" senza diritti, ma anche senza doveri. Oltre tre miliardi di euro non entrano nelle casse dello Stato
«Sei domestici su dieci lavorano in nero»
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Ogni anno, in Italia, oltre tre miliardi di euro non entrano nelle casse dello Stato come conseguenza del lavoro domestico in nero. È quanto emerge dal rapporto Lavoro domestico irregolare: quanto ci perde lo Stato, presentato oggi da Assindatcolf, Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, nel corso di un convegno che si è svolto alla Camera dei deputati, Palazzo Theodoli Bianchelli. In Italia - sottolinea l'Assindatcolf - «sei domestici su dieci lavorano nelle case degli italiani senza regolare contratto di assunzione. Un piccolo "esercito" di 1,2 milioni di lavoratori completamente in nero, senza diritti, ma anche senza doveri, in grado di generare un considerevole "buco" nelle casse dello Stato: 600 milioni di euro per reddito da lavoro non dichiarato e 1,8 miliardi di contributi previdenziali non versati all'Inps». E se ai lavoratori irregolari si aggiungono anche i "furbetti" regolarmente assunti che però non presentano la dichiarazione dei redditi o coloro che dichiarano meno ore di quelle che realmente lavorano ecco che si arriva a definire un mancato gettito nello casse dello Stato pari a 3,1 miliardi di euro l'anno (un miliardo per l'Irpef nel complesso, 2,1 miliardi per l'Inps).


Quindi per l'Irpef mancano nelle casse dello Stato 600 milioni per il lavoro domestico completamente in
nero, 200 milioni per i redditi non dichiarati di persone regolari e 200 milioni per redditi da lavoro "grigio" (assunti regolarmente che però dichiarano meno ore). Per il lavoro grigio l'Inps perde 300 milioni che si aggiungono a 1,8 miliardi che mancano per il lavoro in nero. L'associazione ha calcolato in 19,1 miliardi il giro di affari annuo generato dal lavoro domestico (l'1,25% del Pil), di cui 10,3 miliardi derivanti da lavoro irregolare e 8,8 miliardi di euro da lavoro regolare.

«Sono numeri importanti - afferma il presidente di Assindatcolf, Renzo Gardella - che fino a oggi non sono stati sufficientemente tenuti in considerazione da chi ha responsabilità di governo. Invertire la rotta è fondamentale: sia per aiutare le famiglie che, indubbiamente, evadono per necessità ma anche per mettere a sistema un settore che, in una società che tende sempre più all'invecchiamento e non incentiva alla natalità, può rappresentare un vero e proprio motore sociale ed economico. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di rendere il lavoro regolare meno costoso di quello in nero, come avverrebbe se si potesse interamente dedurre il costo del lavoro domestico».

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