giovedì 24 marzo 2011
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È ormai prossima l’ennesima riforma dell’apprendistato, che il governo si prepara a scrivere in virtù della delega contenuta nel “Collegato lavoro”. La riforma dovrà affrontare nodi complessi e delicati, come l’inestricabile intreccio normativo, e l’oneroso iter burocratico legato alla attivazione dei contratti. Ma anche il tema della formazione che, sebbene rappresenti l’anima del contratto di apprendistato, viene raramente realizzata in coerenza con i fabbisogni formativi dei ragazzi e le esigenze professionali delle imprese. Senza contare problemi concreti come la durata massima del contratto, da molti ritenuta eccessiva, e dei livelli retributivi, in Italia particolarmente elevati rispetto agli altri paesi europei. Problemi non certo nuovi per gli addetti ai lavori che da tempo discutono e auspicano il possibile rilancio del contratto di apprendistato. Un contratto che le imprese utilizzano spesso quale strumento per reclutare giovane forza lavoro a basso costo, pur beneficiando degli incentivi economici e normativi previsti dalla legge. Un contratto conosciuto poco e male, spesso scartato, a favore di contratti a progetto o stage: strumenti di più immediato e semplice utilizzo, ma spesso privi di valore formativo. A pagarne il prezzo sono gli stessi giovani: sono 126.000 i 14-17enni fuori dai percorsi educativo-formativi e senza un lavoro. È pari al 29% il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, con punte vicine al 40% nelle regioni meridionali. Abbiamo in Italia circa 300.000 stagisti, ma di questi solo uno su dieci può sperare di essere assunto, alla fine del tirocinio. D’altra parte, gli apprendisti italiani, quasi tutti maggiorenni, hanno, in un caso su due, al massimo la licenza media. L’apprendistato non offre loro una buona formazione: solo il 26% degli apprendisti riceve una qualche proposta formativa, della cui qualità ed effettività nulla sappiamo. Eppure, il Legislatore nel 2003 aveva riformato l’apprendistato ispirandosi alle migliori esperienze di paesi europei, per realizzare un virtuoso incontro tra formazione e lavoro. Per i giovani, affinché possano conseguire un titolo di studio, lavorando in azienda. Per dare alle imprese l’opportunità di conoscere, formare e far crescere forza lavoro giovane, all’interno dei confini aziendali. Perché scuola e università valorizzino l’offerta formativa, creando contatti con piccole e grandi imprese, e offrendo concrete prospettive occupazionali ai propri studenti.In risposta a questo scenario, Adapt – l’associazione di studi sul lavoro fondata da Marco Biagi nel 2000 – promuove un nuovo sito web www.fareapprendistato.it, che ha lo scopo di accompagnare la corretta diffusione e il rilancio, anche nel nostro paese, dell’apprendistato. Il sito valorizza la valenza educativa e formativa del contratto, proponendosi di veicolare una completa e corretta informazione sullo sviluppo della materia, sia da un punto di vista giuslavoristico, sia con riferimento ai profili formativi. Il nuovo portale, oltre a contenere una banca dati della legislazione e della contrattazione collettiva di riferimento e alcune buone prassi straniere, ospita un forum dedicato a quesiti pratici e allo scambio di idee e proposte progettuali anche di tipo normativo, e una sezione placement per l’attivazione di contratti di apprendistato di alta formazione. Il sito si propone, infine, come piattaforma e luogo di incontro per una rete di soggetti istituzionali e non, interessati a “fare apprendistato” in Italia.
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