lunedì 14 settembre 2020
Le commesse guadagnano in media il 18,55% in meno rispetto ai colleghi uomini. Sono pagate meglio a Bologna e Firenze (+8%) e peggio a Napoli e Cagliari (-27%). In controtendenza le segretarie: +2,41%
Ancora differenze retributive tra uomo e donna che esercitano la stessa professione

Ancora differenze retributive tra uomo e donna che esercitano la stessa professione - Archivio

COMMENTA E CONDIVIDI

Si continua a registrare la differenza retributiva tra uomo e donna in Italia. Non solo in base alla stessa professione, ma anche a seconda delle città dove si esercita. È il risultato dei dati analizzati da AppLavoro.it, la piattaforma che mette in contatto domanda e offerta di lavoro puntando sulle recensioni di ex datori ed ex colleghi e sulle videopresentazioni. Per i commessi/addetti alle vendite, si registra che le donne guadagnano in media il 18,55% in meno rispetto ai colleghi uomini. Per gli agenti di commercio la differenza è di -29,12% a sfavore delle donne. Per gli impiegati amministrativi la differenza registrata è di 19,33% sempre a sfavore del gentil sesso. Le agenti immobiliari guadagnano il 21,17% in meno rispetto agli uomini. Anche per quanto riguarda i cuochi/chef, alle donne viene riconosciuta una paga che in media è del 33,45% più bassa rispetto ai colleghi uomini.

Le infermiere vedono riconosciuta una paga che in media è del 20,21% più bassa rispetto a quelle degli uomini. L’unico dato in controtendenza, dove le donne ricevono in media una paga più alta rispetto agli uomini, si registra per i lavoro di segreteria: + 2,41%. Le ingegnere guadagnano il - 3,86% rispetto ai colleghi, le operaie generiche il -8,73% rispetto agli uomini.

«Analizzando i dati inseriti dai nostri iscritti – spiega Marco Contemi, fondatore di Applavoro.it – ci siamo accorti che in Italia è ancora troppo evidente il gender gap. Nonostante i contratti nazionali, esiste una sostanziale discriminazione tra lavoratori e lavoratrici. E addirittura tra chi esercita la stessa professione al Nord e al Sud. Politica e sindacati dovrebbero intervenire per colmare questi divari».

Sempre secondo i dati dichiarati dagli iscritti su AppLavoro.it, per quanto riguarda le donne che lavorano come commessa/addetta alle vendite, si registra che nelle città di Bologna e Firenze le donne ricevono una retribuzione superiore rispetto ai colleghi uomini (+ 8%). La situazione invece si capovolge se analizziamo le commesse di Napoli e Palermo, dove percepiscono un salario del 27% inferiore rispetto agli uomini. Per le donne che lavorano nei call center, la situazione più favorevole al gentil sesso si registra a Roma e Cagliari, dove viene riconosciuto un + 4% rispetto ai maschi. Mentre nelle città di Napoli e Bari la donna percepisce un compenso in media più basso del 42% rispetto ai colleghi maschi. Per le donne che ricoprono ruoli di segreteria, la città migliore è Milano, dove si registra un + 21% rispetto alla paga riconosciuta agli uomini. Le città peggiori sono Palermo, Napoli e Bari, dove si riscontra un - 36% rispetto agli uomini. A Torino le operaie generiche ricevono una paga media del 9% superiore rispetto agli uomini. Mentre a Roma la situazione si capovolge: - 20% rispetto agli uomini. Per le cuoche/chef le città più favorevoli sono Bologna e Torino (-7% rispetto agli uomini). Invece a Milano e Roma le donne percepiscono un salario del 25% inferiore rispetto agli uomini. Per le donne che lavorano come cameriere nei bar e ristoranti, a Bologna si registra un salario medio del 9% maggiore rispetto agli uomini. Mentre a Bari e Palermo le donne percepiscono un salario del 30% inferiore rispetto agli uomini.

«Non si tratta solo di rispettare i contratti nazionali e di ridurre i costi del lavoro – conclude Contemi –. Per uscire da questa situazione gli imprenditori dovrebbero puntare prima di tutto alla meritocrazia. Soltanto in questo modo si premiano le lavoratrici e i lavoratori meritevoli. E si possono creare le basi per una migliore occupabilità sia dei giovani che delle donne. Tutti insieme possiamo uscire da questa crisi provocata anche dalla pandemia, ma dobbiamo cambiare la cultura del lavoro».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: