martedì 1 agosto 2017
Le donne aumentano numericamente sia sul piano dei posti di lavoro sia nel ruolo di capitane d'azienda: lo rivela un focus Censis-Confcooperative
(Reuters)

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Una presenza crescente su più fronti. Tanto da farle diventare protagoniste anche della ripresa 'produttiva', oltre che di quella occupazionale. Sono le donne, che aumentano numericamente sia sul piano dei posti di lavoro sia nel ruolo di capitane d’azienda. A segnalare quest’intraprendenza femminile pure a livello industriale è il focus Censis- Confcooperative 'Donne al lavoro, la scelta di fare l’impresa'. Su un totale di 6 milioni e 74mila imprese registrate, il 21,8% (1,32 milioni) è rosa.

Fra il 2014 e il 2016, l’incremento delle imprese femminili è stato dell’1,5%, ovvero il triplo rispetto alla crescita del sistema imprenditoriale che non è andato oltre lo 0,5%. Sempre nello stesso triennio, a fare la differenza sono i dati relativi a settori tipicamente maschili, nell’area dell’energia e nelle costruzioni infatti, la crescita è stata del 2,6%, settore quest’ultimo dove i dati complessivi mostrano una diminuzione delle imprese del 2,1%. Se si restringe il campo ai comparti fondamentali del made in Italy, e cioè moda, turismo e agroalimentare, le imprese femminili confermano una salita con un tasso dell’1% fra il 2014 e il 2016, leg- germente superiore a quanto si registra sul totale. Nel dettaglio, si colloca abbondantemente sopra all’1% la parte di imprese femminili impegnata nel turismo (+5,1%, ma raggiunge l’11,5% nelle attività di accoglienza), nei servizi per la ristorazione (+4,4%) e nell’industria alimentare (+4%). È la conferma di un trend che non riguarda ambiti marginali, bensì le aree più strategiche.

Quanto all’aspetto geografico, le imprese rosa nascono soprattutto nelle regioni centrali (+2%) e al Sud (+1,8%), mentre il Nordovest e il Nordest presentano incrementi più contenuti (1% circa). Non a caso le regioni a più alto tasso di crescita sono il Lazio e la Calabria (entrambe con un +3,1%), invece Piemonte, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Marche segnalano una dinamica negativa. In termini di stock, la quota più elevata di imprese femminili è attribuibile al Mezzogiorno, dove hanno sede 476mila aziende, pari al 23,7% del totale. Se si prendono in considerazione le 14 città metropolitane, al primo posto per tasso di 'femminilizzazione' nel 2016 si colloca Reggio Calabria con il 24,2%, seguita da Catania con il 23,6% e da Palermo con il 23,4%. Roma e Milano sono sotto il valore nazionale, ma presentano i valori assoluti più elevati: Roma è prossima alle 100mila unità, mentre Milano supera le 60mila imprese.

L’esempio lampante del protagonismo rosa arriva dal mondo cooperativo, dove le donne recitano sempre più il ruolo di attrici principali. In due anni le imprese cooperative femminili sono cresciute del 4,1% (superando la soglia delle 30mila unità nel 2016) e portano al 21,1% la quota delle cooperative femminili sul totale delle coop. Circa il 40% dell’incremento osservato è riconducibile al contributo delle cooperative guidate da donne. «Le donne hanno avuto il talento di trasformare fattori di svantaggio, tra pregiudizi e retaggi culturali, in elementi di competitività, riuscendo ad anticipare i fattori di novità del mercato, tanto che la ripresa è trainata dalle imprese femminili – sostiene Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative –. Nelle cooperative fanno meglio. Perché 1 su 3 è a guida femminile, è donna il 58% degli occupati e la governance rosa si attesta al 26%». Numeri e percentuali che, secondo Gardini, testimoniano come le donne abbiano trovato nelle cooperative «le imprese che più si prestano a essere ascensore sociale ed economico», proprio per la capacità di coniugare meglio di altre aziende vita e lavoro. «La conciliazione resta il prerequisito – conclude – per accrescere la presenza femminile nelle imprese e nel mondo del lavoro».

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