mercoledì 8 giugno 2016
​A luglio un bando da 16 milioni per le aziende. Scelti i 300 centri formativi in cui si possono coinvolgere 20mila giovani e attivare 1.200 contratti di apprendistato.
L'alternanza scuola-lavoro inizia a diventare realtà
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Imparare lavorando. Sembrerebbe una banalità eppure il nostro Paese si sta affacciando da poco a questo nuovo modo di intendere il rapporto tra scuola e lavoro. Un’opportunità, certo, per i ragazzi che in azienda aumentano le proprie competenze, ma anche per le imprese che riescono così a formare figure professionali specifiche finora difficili da reperire. La "via italiana" al sistema duale adesso inizia a prendere forma, con la selezione di 300 agenzie di formazione con cui si mira a coinvolgere in percorsi formativi circa 20mila giovani nel prossimo anno e di attivare almeno 1.200 contratti di apprendistato professionale.Entro luglio, poi, Italia lavoro pubblicherà un avviso pubblico che prevede 16 milioni di euro per le aziende che attivino un percorso di alternanza scuola-lavoro o un contratto di apprendistato di primo livello (riservato ai giovani dai 15 ai 25 anni e finalizzato al conseguimento di un titolo di studio). Soldi che serviranno a coprire, con metà fondi, 5.333 richieste di contributo, di massimo 1.500 euro, a rimborso per periodi di 6 mesi di tutoraggio aziendale (fino ad un massimo di due richieste per ogni contratto) nell’ambito dei contratti di apprendistato. E gli altri 8 milioni di euro, 16mila richieste di contributo, di massimo 500 euro, a rimborso del tutoraggio aziendale nell’ambito di percorsi di alternanza scuola-lavoro. Sul sistema duale il ministero del Lavoro ha stanziato 87 milioni di euro a cui vanno aggiunti 4 milioni di euro che Lombardia, Marche e Valle d’Aosta hanno deciso di destinare per il prossimo anno formativo.La sperimentazione avviata da qualche mese ha portato già 16 Regioni ad avviare progetti sperimentali e offerte formative. Fa scuola l’esperienza del Piemonte, del Lazio e della Lombardia in cui sono stati sottoscritti già quasi mille contratti di apprendistato, soprattutto nel settore terziario, manifatturiero e meccanico. Una buona parte di essi, in più, si è trasformata in veri e propri inserimenti professionali alla fine del percorso duale. Non mancano, inoltre, soluzioni originali come l’esperimento dei laboratori territoriali per l’occupabilità (Expolab e Populab), in cui giovani e aziende si incontrano e lavorano insieme.Ma la sperimentazione – una parola che piace poco al ministro Giuliano Poletti perché nel passato ha spesso significato interventi "a isole" per mancanza di fondi – «va orientata a far diventare presto il sistema duale uno strumento definitivo». È così un meccanismo che rappresenta «un radicale cambiamento per i nostri giovani», spiega il responsabile del dicastero del Lavoro agli assessori regionali intervenuti ieri a Roma, perché unisce il sapere scolastico con la cultura d’impresa, sfatando l’idea che l’azienda sia «un male necessario». Il sistema industriale, infatti, è «un’infrastruttura sociale essenziale» per creare occasioni di lavoro. Il compito ora, è la conclusione di Poletti, resta «aumentare il tasso di occupabilità dei ragazzi» e il sistema duale va in questa direzione visto che «crea nuove opportunità».Il nostro obiettivo, gli fa eco il sottosegretario Luigi Bobba, è far diventare l’alternanza scuola-lavoro «ordinaria in Italia», perché così «si risolverebbero due problemi insieme: l’abbandono scolastico e la disoccupazione per mancanza di competenze». È assurdo, aggiunge, che questa carenza di particolari professionalità «sia motivo per non trovare lavoro che in realtà c’è». I dati sul primo fenomeno sono difatti allarmanti. «Il tasso di abbandono scolastico nel nostro Paese – ricorda così il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi – è in media del 17%, con punte del 30% per gli istituti tecnici». Paradossalmente, invece, «ci sono più di 60mila aziende che cercano lavoratori con particolari caratteristiche e non li trovano».
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