giovedì 6 giugno 2019
Nel 2018 è pari al 72,1% tra i laureati di primo livello e al 69,4% tra i laureati di secondo livello rispetto all'anno scorso
Sale il tasso di occupazione a un anno dalla tesi
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Tra i laureati italiani aumentano il tasso di occupazione e la retribuzione mensile netta. Nel 2018, secondo i dati emersi dal XXI rapporto Almalaurea, presentato oggi a Roma, il tasso di occupazione (che include anche quanti risultano impegnati in attività di formazione retribuita) è pari, a un anno dal conseguimento del titolo, al 72,1% tra i laureati di primo livello e al 69,4% tra i laureati di secondo livello del 2017. Il confronto con le precedenti rilevazioni evidenzia un miglioramento. Rispetto al 2014 (anno in cui si sono osservati i primi segnali positivi), il tasso di occupazione risulta aumentato di 6,4 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 4,2 punti per i laureati di secondo livello. Segnali buoni che - secondo il rapporto - non sono però ancora sufficienti per colmare la significativa contrazione del tasso di occupazione osservabile tra il 2008 e il 2014 (-17,1% per i laureati di primo livello e -15,1% quelli di secondo livello). Segnali positivi anche per quanto riguarda la retribuzione mensile netta. Nel 2018, a un anno dal titolo, in media è pari a 1.169 euro per i laureati di primo livello e 1.232 euro per i laureati di secondo livello. Rispetto all'indagine del 2014 le retribuzioni reali (ovvero che tengono conto del mutato potere d'acquisto) a un anno dal conseguimento del titolo figurano in aumento: +13,4% per i laureati di primo livello, +14,1% per quelli di secondo. Anche in questo caso, l'aumento rilevato, tuttavia, non è ancora in grado di colmare la perdita retributiva registrata nel periodo più difficile della crisi economica che ha colpito i neolaureati, ovvero tra il 2008 e il 2014 (-22,4% per primo livello, -17,6% per il secondo). La forma contrattuale più diffusa, ad un anno dalla laurea, è quella a tempo determinato, che riguarda oltre un terzo degli occupati. L'attività autonoma (liberi professionisti, lavoratori in proprio, imprenditori eccetera) riguarda il 13,7% dei laureati di primo livello e il 10,9% dei laureati di secondo livello. Mentre il contratto alle dipendenze a tempo indeterminato interessa il 24,5% degli occupati di primo livello e il 24,6% di quelli di secondo livello. Sul fronte della soddisfazione dei neolaureati, a un anno dal conseguimento del titolo, oltre la metà degli occupati dichiara che considera la laurea «molto efficace o efficace»: ciò vale per il 56,3% dei laureati di primo livello e per il 59% dei laureati di secondo.

Il rapporto fa anche un quadro della situazione dei laureati italiani a cinque anni dal conseguimento del titolo. In questo lasso temporale migliorano le performance occupazionali nonostante le criticità vissute
da chi si è affacciato sul mercato del lavoro negli anni bui della crisi. A cinque anni dalla laurea, nel 2018, il tasso di occupazione (considerando anche quanti sono in formazione retribuita) è pari all'88,6% per il primo livello e all'85,5% per il secondo. Valori che sono in aumento rispetto al 2015 (rispettivamente +3% e +0,8%). In aumento anche la retribuzione netta, per il primo livello si raggiungono 1.418 euro al mese e 1.459 per il secondo livello. Nel corso dei cinque anni dal titolo, inoltre, il 5,7% dei laureati di secondo livello lavora all'estero. Tra questi, il 40,8% dichiara di essersi trasferito per mancanza di opportunità di lavoro adeguate in Italia, cui si aggiunge un ulteriore 25,4% che dichiara di aver lasciato l'Italia avendo ricevuto un'offerta di lavoro interessante da parte di un'azienda che ha sede all'estero. Il 10,3% spiega, invece, di aver svolto un'esperienza di studio all'estero (Erasmus, preparazione della tesi, formazione post-laurea eccetera) e di essere rimasto o tornato per motivi di lavoro. Infine, il 9,8% si è trasferito per motivi personali o familiari, mentre il 3,4% lo ha fatto su richiesta dell'azienda presso cui stava lavorando in Italia.

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