sabato 4 febbraio 2017
Il consumo del mollusco è cresciuto del 325% in vent'anni in Italia. Soprattutto per mangiarlo, ma anche per farci creme di bellezza. E crescono anche gli allevamenti.
("llleeeennnnnttttttaaaaaaa", Indra Galbo via Flickr https://flic.kr/p/3gJHim)

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È il momento della lumaca. Secondo un'analisi della Coldiretti sulla base dei dati dell'Istituto internazionale di elicicoltura di Cherasco, negli ultimi vent'anni il consumo di lumache in Italia è aumentato del 325%, con una produzione che ha raggiunto le 44mila tonnellate l'anno.

Con la crescita dei consumi, è aumentato molto anche l'interesse per l'allevamento di lumache, un'attività che ha ancora molto potenziale in Italia, dal momento che la produzione nazionale riesce a soddisfare meno della metà della domanda interna. Così dobbiamo importare le lumache dall'estero, in particolare dalla Francia, dalla Turchia e dall'Africa del Nord.


Parliamo di "consumare" le lumache e intendiamo, più che altro, mangiarle. Ci sono piatti di lumache che appartengono anche alla tradizione italiana, come le lumache in umido, e altre ricette importate dall'estero, come le lumache alla bourguignonne, vero vanto della cucina francese. Ma sono arrivate sul mercato anche specialità sempre più raffinate, dal salame di lumaca, al liquore, fino al caviale di lumaca, uova perlacee dal profumo delicato con sentore di sottobosco, foglie di quercia e funghi che dal punto di vista nazionale hanno caratteristiche antiossidanti. Una confezione da 50 grammi di salame di lumaca può costare 100 euro.

L'altro utilizzo è la cosmetica: la bava di lumaca, in gel o in crema, viene usata nei trattamenti di bellezza. La particolare composizione della crema idrata e lenisce la pelle contribuendo a contrastare i radicali liberi e a sollecitare la proliferazione cellulare. La crema a base di bava di lumaca agirebbe anche come un antibiotico naturale eliminando acne e altre impurità.




Tutt'ora però fanno presente da Coldiretti, non esiste una legislazione nazionale che regoli l'elicicoltura. Una sola persona - conclude Coldiretti - può gestire un impianto di 5000 metri quadri, con una produzione media di 4-5 tonnellate l'anno.

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