martedì 1 agosto 2017
Le scuole di specializzazione ne formano un numero insufficiente rispetto al reale fabbisogno. La denuncia viene dalla Fondazione Poliambulanza di Brescia
Alla ricerca di pediatri ospedalieri
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Mancano pediatri ospedalieri. Il fabbisogno di pediatri ospedalieri è in costante aumento, soprattutto per le attività di terapia intensiva, e le scuole di specializzazione ne formano un numero insufficiente rispetto al reale fabbisogno. La denuncia viene dalla Fondazione Poliambulanza di Brescia, un’eccellenza ospedaliera italiana, con più di 1.800 dipendenti, dove sono nati oltre 2.800 bambini. Parliamo di una struttura in cui moltissime famiglie decidono di far nascere i propri figli: è il settimo punto nascita in Lombardia con una struttura all’avanguardia sia dal punto di vista medico e infermieristico che tecnologico. Un ospedale che registra un valore in controtendenza rispetto al dato delle nascite nazionali e del territorio.

È stato calcolato dalla Società Italiana in Pediatra che nel 2020-2025 ci sarà una riduzione di pediatri del 40% passando dai circa 13mila del 2013 a poco più di 8mila: meno 4.600 pediatri. Le cause sono legate da un lato ai pensionamenti e dall’altro alla costante riduzione dei contratti per le scuole di pediatria. Nel 2015 sono andati in pensione 800 pediatri e dalle scuole di specializzazione ne escono solo 280 l’anno.

La difficoltà, inoltre, si registra soprattutto all’attività molto delicata della terapia intensiva neonatale, ossia l’attività di assistenza medica per bimbi nati prematuramente, anche gravemente prematuri. I dati dicono che ogni 100 nati c’è un bimbo che ha bisogno di una terapia intensiva. Questa importantissima specializzazione professionale dei pediatri, oggi, è ancora insufficiente. Mancano, infatti, percorsi strutturati di specializzazione in neonatologia.

«La mancanza di medici pediatri è legata soprattutto alla programmazione insufficiente delle scuole di specializzazione in pediatria. Il numero chiuso è una barriera in questo senso - spiega Daniela Conti, direttore del personale di Fondazione Poliambulanza –. Eppure, le condizioni di crescita professionale ed economica sono di tutto rispetto. Da noi un pediatra neo assunto a tempo indeterminato prende uno stipendio di oltre il 25% in più delle normali retribuzione di mercato. Inoltre, rispetto a una branca ancora poco esplorata della pediatria come le neonatologia, ossia le cure per i bimbi nati prematuramente, abbiamo pochissimi medici specializzati e un’attività formativa ancora carente. Se la guardiamo da un punto di vista di prospettiva lavorativa, la specializzazione in pediatria offre immediati sbocchi occupazionali con ritorni significativi in termini professionali».

La ragioni del gap tra domanda e offerta di pediatri ospedalieri sono almeno due. La prima attiene alla programmazione insufficiente delle scuole di specializzazione in pediatria. La seconda, però, attiene alla preferenza dei medici pediatri verso la pediatria di libera scelta, ossia il pediatra di base convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn). Questo crea un evidente corto circuito che rischia, alla lunga, di mettere a rischio un’attività ospedaliera e medica così importante. Il problema rischia di aggravarsi, inoltre, rispetto ai normali turn over negli ospedali, ossia quando un pediatra va in maternità, in ferie o in pensione. In diverse città italiane assistiamo troppo spesso a bandi ospedali che ricercano pediatri e che vanno a vuoto: nessuno si presenta. E laddove si presentano sono poco più del numero di pediatri richiesti.

Per questo la Fondazione Poliambulanza di Brescia chiede di intervenire rapidamente incentivando la specializzazione in pediatria e promuovendo tra i giovani medici questo sbocco professionale che offre tanto. Le scuole di specializzazione dovrebbero attivare precisi percorsi di specializzazione in neonatologia, oggi totalmente assenti. Anche il finanziamento da parte delle strutture ospedaliere di posti aggiuntivi nelle scuole di specializzazione in pediatria è uno strumento non sufficientemente efficace per colmare la carenza di pediatri, in quanto questa disponibilità, a oggi, non può essere attuata per il ridotto numero complessivo dei posti nelle scuole di specializzazione delle varie Università stabilito dal Miur a livello nazionale.

Il pediatra è un medico specializzato nella prevenzione e cura dei bambini dalla nascita fino ai 14 anni, allungata a 16 anni se il paziente soffre di patologie croniche o handicap. È un’attività che può essere svolta sia come libero professionista (convenzionato il Ssn) sia come dipendente di una struttura ospedaliera o centri per l’infanzia. Il percorso formativo prevede una laurea in medicina (della durata di sei anni) con un successivo tirocinio ed esame per l’iscrizione all’Albo dei medici che da poi l’abilitazione professionale. Segue, poi, una specializzazione quinquennale presso le scuole di pediatria.


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