venerdì 17 marzo 2017
La compagnia aerea chiede 2.400 esuberi e stipendi tagliati di un terzo. Cinquecento contratti a tempo determinato non saranno rinnovati. Il governo tenta la mediazione
Alitalia non riesce a decollare. Il nuovo piano nella bufera (Ansa)

Alitalia non riesce a decollare. Il nuovo piano nella bufera (Ansa)

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Da buon napoletano Luigi Gubitosi l’aveva detto: scegliere un venerdì 17 come giorno per presentare ai sindacati il nuovo piano di Alitalia non era una grande idea. Il futuro presidente esecutivo se l’è cavata con una battuta, ma la trattativa sul piano per rilanciare la ex compagnia di bandiera è partita molto male.

Secondo quanto riferito dai sindacati, l’amministratore delegato Cramer Ball ha ribadito che, così com’è adesso, Alitalia ha poco più o meno un mese di vita: ad aprile la cassa si svuoterà e senza il via libera al nuovo piano i soci non verseranno altri fondi. Quindi Alitalia deve cambiare, rinunciando a fare concorrenza alle low cost sulle tratte nazionali e sfidando i giganti su quelle internazionali. Significa lasciare a terra venti aerei per i voli a medio raggio e comprarne otto per nuovi voli a lunga percorrenza (nei piani del gruppo da qui al 2020 si apriranno tredici nuove rotte, verso località come Buenos Aires, San Francisco, Johannesburg e Accra). Ma soprattutto, per quello che più interessa ai sindacati, significa risparmiare 163 milioni di euro all’anno sul costo del lavoro.

L’azienda chiede 2.037 esuberi sui 7.823 addetti alle attività di terra (dentro al conto ci sono 558 contratti a tempo determinato che non saranno rinnovati). Altri 300 tagli sono per gli assistenti di volo e 100 per i piloti, tutte persone per le quali a fine agosto scade la solidarietà difensiva. Per chi resta il taglio c’è lo stesso, in busta paga: compensi ridotti del 28% per i piloti di medio raggio, del 22% per piloti di lungo raggio e del 32% per gli assistenti di volo. Altri sacrifici sono richiesti su altre voci del contratto, a partire da ferie e riposi. I tagli saranno bilanciati da 500 assunzioni, tra piloti e assistenti di volo, tra il 2019 e il 2021.

I risparmi complessivi del piano di Ball ammontano a un miliardo di euro. L’azienda tornerebbe redditizia grazie a un aumento dei ricavi che arriverebbe dai voli a lungo raggio e da altri miglioramenti a livello di tecnologia e di servizi ancillari al trasporto aereo, come le vendite a bordo.

Secondo i sindacati non solo i tagli sono troppo pesanti, ma soprattutto il piano per migliorare i ricavi è «assolutamente non credibile» ha accusato Claudio Tarlazzi della Uiltrasporti, che assieme a Fit Cisl, Filt Cgil e Ugl Trasporto aereo ha proclamato uno sciopero per l’intera giornata del prossimo mercoledì 5 aprile. È il secondo sciopero, dopo le 4 ore del 23 febbraio scorso, e si aggiunge alla protesta di lunedì 20 marzo dei controllori volo, che ha costretto l’azienda ad annullare il 40% dei voli. Il governo tenterà la mediazione.

Azienda e sindacati sono stati convocati al ministero dello Sviluppo economico proprio per il 20 marzo. Oltre al ministro Carlo Calenda ci sarà quello dei Trasporti, Graziano Delrio, e quello del Lavoro, Giuliano Poletti. I tempi, è evidente, sono molto stretti. Un margine di trattativa, però, sembra esserci. «Insieme ai sindacati e con il sostegno del governo italiano, lavoreremo, come è giusto e doveroso che sia, per cercare il modo per ridurre il più possibile l’impatto sociale del piano sul personale coinvolto» ha detto Ball dopo la proclamazione dello sciopero.

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