mercoledì 23 aprile 2014
Ieri confronto in Cda a Fiumicino. Bocche cucite. Migliorano i conti.
L'Anpac: «Con l'accordo spazi per piloti e voli»
Alitalia, con Ethiad non sia resa di Marco Girardo
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Due ore e mezzo di confronto e analisi. Sul tavolo del Cda di Alitalia, presieduto da Roberto Colaninno, i paletti di Etihad e la voglia di raggiungere un accordo. L’unico, l’ultimo possibile per dare un futuro serio all’ex compagnia di bandiera. Ma alla fine, com’era prevedibile le bocche restano cucite. Uno stringato comunicato di Alitalia informa che l’Ad, Gabriele Del Torchio, ha illustrato ai consiglieri lo stato delle relazioni con Etihad. Solo una concessione, ma sui conti: «L’andamento economico gestionale dei primi mesi dell’anno è in miglioramento rispetto al 2013 e in linea con le previsioni di piano». Stop. Nulla di più. La conferma di uno stand-by. Non c’è la rottura che era stata ipotizzata da indiscrezioni di stampa, ma sicuramente la trattativa si è fatta più complessa del previsto. Il confronto resta aperto. E delicato. Lo dimostra il silenzio dei consiglieri in uscita dall’attesa riunione. Una parola di troppo potrebbe essere fatale. Già nelle ultime settimane, soprattutto dai banchi del governo, erano state alimentate attese ed entusiasmi eccessivi. Così la trattativa adesso viaggia sotto traccia.

I punti da risolvere, secondo quanto trapelato – vero o no? – nei giorni scorsi sarebbero sempre gli stessi: costi da abbattere attraverso una riduzione del personale, debito da ristrutturare, rotte da risistemare. Per quanto riguarda gli esuberi, da tempo si parla di un taglio richiesto tra le 2.500 e le 3mila unità, mentre l’intenzione, da parte del management di Alitalia, sarebbe quella di puntare a un pre-accordo con i sindacati che preveda la cassa integrazione a zero ore per 1.000-1.100 dipendenti. Quanto alle rotte, Etihad avrebbe insistito per una riorganizzazione radicale, con un taglio per il medio-raggio, un rafforzamento dell’intercontinentale e un forte impegno sulle infrastrutture necessarie per valorizzare Fiumicino. Con un ruolo tutto da chiarire per Malpensa, che allarma non poco la Lombardia. Uno degli scogli più difficili da superare sarebbe poi quello dei debiti. La compagnia guidata da James Hogan insiste per un taglio di almeno 400 milioni di euro di debiti verso le banche, su un miliardo circa in totale: Unicredit e IntesaSanpaolo non sarebbero però intenzionate a venire incontro alla richiesta.

A questi dubbi l’ad Gabriele Del Torchio avrebbe risposto nella lettera inviata ad Abu Dhabi, nella speranza di convincere gli arabi a rompere gli indugi e a investire i 500 milioni necessari per il rilancio. Il Cda di ieri avrà aggiunto anche una strategia d’insieme per rilanciare l’intesa. Vedremo quale sarà la reazione da parte di Etihad e se su questa trattativa, iniziata lo scorso Natale, si potrà scrivere il lieto fine. Alitalia non può certo permettersi un finale diverso.

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