lunedì 1 ottobre 2012
​Circa 70 lavoratori, il cui contratto è scaduto a fine settembre, sono disoccupati e senza ammortizzatori, mentre non si vede ancora all'orizzonte un compratore che rilevi il sito sardo dell'alluminio salvando il lavoro di circa 1.000 persone.
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A partire da oggi, i circa settanta lavoratori interinali di Alcoa e dell'indotto, il cui contratto è scaduto a fine settembre, sono disoccupati e senza ammortizzatori, mentre non si vede ancora all'orizzonte un compratore che rilevi il sito sardo dell'alluminio salvando il lavoro di circa 1.000 persone. Nel fine settimana la multinazionale svizzera Glencore ha annunciato con una lettera al ministero dello Sviluppo economico l'intenzione di uscire dalla gara per l'acquisto dello stabilimento di Portovesme adducendo come motivazione prezzi dell'energia troppo alti."Glencore ha mollato per il costo dell'energia ritenendo di non avere la garanzia che le agevolazioni sulle tariffe durino più di tre anni", ha spiegato il segretario nazionale della Uilm, Mario Ghini. Il riferimento è alla richiesta del governo italiano a Bruxelles affinché proroghi di tre anni (2013-2015) la misura cosiddetta di "superinterrompibilità" che consente di avere un prezzo dell'energia di 35 euro kw/h, e di prevedere per i successivi dodici anni (6 +6) analoghe agevolazioni. Una risposta è attesa per fine ottobre. Senza lo sgravio il costo si aggira intorno ai 70 euro. Glencore puntava a un costo di 25 euro ma, secondo Ghini, più del prezzo ha pesato la mancanza di garanzia sui tempi. "La tariffa di 35 euro è in linea con quelle europee e si potrebbe anche scendere a 32-33. Il problema sono le garanzie dopo il 2015. Con rassicurazioni per una decina di anni Glencore ci starebbe anche con il prezzo attuale".Con Glencore fuori riprende quota l'interesse da parte del gruppo svizzero Klesch, la cui offerta era già stata respinta da Alcoa lo scorso giugno. Dice un sindacalista: "Fino all'altro ieri Glencore era più avanti, ora c'è Klesch che però tratta direttamente con Alcoa". Ad aver manifestato un interesse, seppure "embrionale" per il sito ci sarebbe anche una società cinese, della quale non si sa nulla se non il fatto che ha inviato una lettera al ministero e la torinese Kite Gen Research, titolare di brevetti per lo sfruttamento dell'energia eolica d'alta quota. Il fondatore dell'azienda, Massimo Ippolito, ha però detto nei giorni scorsi a Reuters di non avere interesse all'acquisizione ma di voler costruire un impianto eolico di 300 megawatt a ridosso del sito per incrementarne l'energia a disposizione.Alcoa ha deciso la chiusura definitiva per il 31 dicembre 2012 e si è detta disponibile a trattare la vendita di Portovesme. Il gruppo sta riorganizzando la propria struttura operativa e ha deciso di spostare in un nuovo grande impianto in Arabia Saudita parte della produzione fatta oggi in Italia, Spagna e altri paesi del mondo.A partire da oggi sono rimasti senza lavoro "76 interinali , di cui 60 nell'indotto", ha detto Ghini. Qualora non si trovasse un acquirente, dal primo gennaio 2013 circa 1.000 lavoratori (503 del sito e altri 500 dell'indotto) andrebbero in cassa integrazione straordinaria che garantirebbe un salario, seppur ridotto, fino a un massimo di 24 mesi. Lo stabilimento di Portovesme è l'unico in Italia a produrre alluminio primario. La sola possibiità della chiusura ha fatto impennare il costo dell'alluminio importato del 15%.
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