sabato 18 febbraio 2012
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Nel Mezzogiorno è occupata solo una giovane su quattro. Oltre mezzo milione di donne sfuggirebbe alle statistiche ufficiali sul lavoro, portando il tasso reale di disoccupazione nel 2010 al 30,6%. Inoltre, le poche assunte hanno uno stipendio inferiore di oltre il 30% rispetto a un uomo del Centro-Nord. Questa è la fotografia scattata dal dossier Svimez su La condizione e il ruolo delle donne per lo sviluppo del Sud, curato Luca Bianchi e Giuseppe Provenzano, che prende in esame la situazione delle donne meridionali dal 2008 al 2011.Quella evidenziata dallo Svimez è una condizione drammatica e unica: nel Mezzogiorno il tasso di occupazione femminile raggiunge appena il 30,4%, rispetto al 54,8% del Centro-Nord. Oltre un milione di donne si troverebbe in una condizione nascosta e non ufficializzata: il tasso di disoccupazione ufficiale del 15,4% non tiene in considerazione - secondo il dossier - le donne che non risultano né tra gli occupati, né tra i disoccupati, ma che «informalmente» si barcamenano tra ricerche saltuarie e lavoro sommerso. «Includendo queste categorie - si legge nella nota Svimez - il, il doppio di quello ufficiale. In cifre, i valori si triplicano: le 393 mila disoccupate ufficiali, unite alle 560 mila implicite, diventano 953 mila».A queste si dovrebbero aggiungere, poi, le «scoraggiate», cioè coloro disponibili a lavorare ma non in cerca di lavoro, in base alla definizione Istat. Delle 893 mila donne italiane in questa condizione, 575 mila sono al Sud. A complicare ulteriormente il quadro, secondo il dossier, la differenza di stipendio. In base all’analisi Svimez, a parità di qualifica, il gap tra donna del sud e uomo del centro-nord supererebbe il 30%. A questi dati si deve aggiungere il paradosso che le donne meridionali sono, in realtà, ben preparate, ma a quanto pare studiare non le aiuta nell’avanzamento di carriera: le ragazze del Sud diplomate sono passate dall’85,1% del 2000 al 94% del 2009, mentre le meridionali laureate sono il 18,9% sul totale della popolazione 30-34 anni, quasi 7 punti in più dei maschi (12,3%).Le donne, quindi, pur essendo «le punte più avanzate della "modernizzazione" del Sud» - come si legge nel dossier - continuano a essere anche le vittime designate di «una società più immobile che altrove», in cui l’unico modo per trovare più opportunità è quello di emigrare (nel 2010 l’avrebbe fatto il 48% del totale).
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