mercoledì 10 marzo 2021
Secondo l’economista Jordi Sevilla, ex ministro del governo Zapatero, fra due-tre anni la cancellazione si farà.
L'economista Jordi Sevilla, ex ministro del governo Zapatero

L'economista Jordi Sevilla, ex ministro del governo Zapatero

COMMENTA E CONDIVIDI

Secondo l’economista Jordi Sevilla, ex ministro del governo Zapatero, fra due-tre anni la cancellazione si farà. «I Trattati si possono cambiare. Il Next Generation EU è un embrione di unione fiscale e di bilancio» Madrid «L’Europa attraversa una crisi di dimensioni eccezionali che giustifica richieste come la nostra alla Bce di dare al debito pubblico un trattamento altrettanto eccezionale ». Jordi Sevilla, economista per lasocietà di consulenza Llorente y Cuenca, da ex ministro della Pa nel governo Zapatero fece parte della delegazione spagnola che negoziò il Trattato di Maastricht. È fra gli oltre cento economisti ad aver sottoscritto l’appello per l’annullamento del debito Covid dei Paesi Ue più colpiti dall’impatto della pandemia, per il 25% oggi detenuto dalla Bce. «Il manifesto ha il merito di aver avviato un dibattito utile e opportuno, anche se forse prematuro».

In che senso, professor Sevilla? Per ora è servito a rafforzare l’idea che bisogna liquidare l’austerità, che tanto danno ha fatto. E questo aiuterà ad avanzare al momento adeguato, quando la ripresa prenderà forza, la giusta richiesta di revisione delle regole di bilancio ora sospese.

Intanto le misure di protezione adottate sono sufficienti? La Bce ha iniettato liquidità per oltre 1 miliardo di euro, equivalente all’azione dalla Fed negli Usa. E la Ue ha predisposto un pacchetto da 750 miliardi per la riconversione verde e digitale, per la prima volta con l’emissione di debito mutualizzato fra gli Stati membri. È un salto qualitativo nell’integrazione europea enorme, paragonabile solo all’introduzione della moneta unica. È l’embrione di un Tesoro pubblico e di un’unione fiscale e di bilancio. Una risposta di analoga eccezionalità dovrà esserci anche per il debito.

Congelarlo o ristrutturarlo è la soluzione? La nostra proposta è ragionevole: non si può reclamare che l’indebitamento cui sono incorse famiglie e imprese per una crisi che è anzitutto sanitaria, e dipende da decisioni pubbliche per combatterla, ricada sulle loro spalle. La Bce potrebbe condonarlo o trasformarlo in debito perpetuo, a condizione che sia investito dagli Stati per la ricostruzione verde e digitale.

C’è però chi obietta che sarebbe illegale. Lo era anche l’acquisto di debito pubblico da parte della Bce, vietato esplicitamente dal Trattato di Maastricht. Lo si è fatto dalla porta sul retro. E i trattati si possono sempre modificare.

Significa una perdita di capitale della banca? Sì. Ma l’alternativa è che a perdere reddito siano i cittadini e, pertanto, che si deteriori la ripresa. Noi suggeriamo di convertirlo in perpetuo, in modo che le banche continuino a mantenerlo nei propri bilanci, anche se tutti sappiamo che non sarà restituito. In cambio si possono firmare accordi con i Paesi perché investano l’equivalente, sia con altro tipo di bonds o di debito non soggetto a condizioni o interessi.

Vede possibile un’escalation dell’inflazione? Viviamo una situazione talmente inedita che la metà dei libri di economia oggi non servono più. Di certo nessuno prevede che possa accadere a breve. Per cui, sembrerebbe intelligente approfittarne per utilizzare il debito in una maniera produttiva, come ha fatto la Bce.

Nonostante la volontà di non lasciare nessuno indietro, si è aggravato il divario: aumentano le disuguaglianze e le tensioni sociali? I rischi sono di 2 livelli. Da un lato che nazioni restino fuori dalla ripresa, che sarà prima o dopo l’estate, in funzione dell’efficacia delle misure restrittive e dei vaccini. E disuguale, perché è evidente che paesi come Spagna e Italia, dove il peso del settore turistico è maggiore, e che hanno sofferto con più intensità la pandemia, tarderanno a uscirne. Dall’altro, il dualismo che si è prodotto soprattutto nelle famiglie. Quelle con entrate basse e un alto tasso di economia sommersa sono state molto più colpite di chi ha potuto telelavorare ma non ha perduto entrate né impiego, accumulando risparmio. Ovunque è aumentata la forbice sociale, lo stiamo vedendo qui con le 'file della fame' di milioni di persone che ricorrono a Ong o a donazioni per alimentarsi.

I fondi del Recovery rischiano di arrivare tardi? È la prima volta che possiamo uscire da crisi senza tagliare costi o svalutando la moneta o i salari. È la grande opportunità che ci dà il Recovery. I finanziamenti difficilmente arriveranno entro l’anno, ma non ho dubbi sull’efficacia, sulla trasparenza e il controllo, perché la legislazione è chiara e Bruxelles vigilerà l’intero processo.

Saranno Spagna e Italia in grado di assorbirli e utilizzarli? Spero siano capaci, è la grande sfida. Qui è stato creato per decreto legge un meccanismo di amministrazione ad hoc dei fondi per rendere più agili iter e procedimenti, favorendo l’interazione fra varie amministrazioni. Se in un anno dovesse rivelarsi insufficiente, si dovrà fare un ulteriore sforzo di correzione. Mi intristisce solo vedere come non ci sia consenso parlamentare sufficiente su un’idea attraente per il Paese come questa.

Crede che Mario Draghi, artefice del quantitative easing, possa dare impulso alla proposta di cancellazione del debito? Condivido che in questo momento sia prematuro forzare un’idea che non maturerà prima di 2 o 3 anni. Un orizzonte del genere è più facile da immaginare per noi economisti, che non abbiamo responsabilità di governo. Però sono convinto che, al momento opportuno, la cancellazione si farà.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: