giovedì 29 aprile 2010
Borsa di Atene in forte rialzo stamane in vista dell'atteso via libera agli aiuti Ue-Fmi. Il premier greco Giorgio Papandreou incontrerà sindacati e industriali per informarli sulle nuove «dolorose misure» del governo per far fronte alla crisi ed ottenere l'erogazione del pacchetto di aiuti. Ribassato il rating anche della Spagna. La Germania stanzia 8,4 miliardi, ma ad Atene ne servono 100. Offensiva di Bruxelles contro le agenzie di valutazione: così si favorisce la speculazione.
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Borsa di Atene in forte rialzo stamane in vista dell'atteso via libera agli aiuti Ue-Fmi. Il premier greco Giorgio Papandreou incontrerà sindacati e industriali per informarli sulle nuove «dolorose misure" del governo per far fronte alla crisi ed ottenere l'erogazione del pacchetto di aiuti. L'accordo dovrebbe essere finalizzato nei prossimi giorni. Si prevede che contestualmente il premier annunci le nuove misure in un discorso televisivo al paese. Della crisi greca hanno parlato al telefono ieri sera anche il presidente Usa, Barack Obama e il Cancelliere tedesco Angela Merkel, d'accordo nel chiedere alla Grecia "azioni decise" e l'intervento "tempestivo" della Ue e dell' Fmi. Il piano salva-Grecia dovrebbe ammontare a 100-120 miliardi di euro in tre anni. Dopo lunghi tentennamenti il governo tedesco ha detto sì: entro la prossima settimana chiederà al Bundestag l’approvazione di aiuti alla Grecia fino a 8,4 miliardi nel 2010 e per un ulteriore ammontare non specificato nel 2011 e nel 2012. La decisione positiva dell’Esecutivo di Berlino ha permesso a tutti di tirare un sospiro di sollievo, anche se il cammino per uscire dalla crisi è ancora lungo e complesso – come si vede dal declassamento anche del rating spagnolo deciso ieri da S&P – e la stessa entità del disastro è ancora tutta da definire. Secondo l’Ard, il primo canale televisivo pubblico, la Grecia nei prossimi tre anni, per uscire dalla crisi, potrebbe avere bisogno di 120 miliardi di euro. La cifra sarebbe ancora superiore, secondo il ministro dell’Economia tedesco, Rainer Brüderle: a San Paolo del Brasile il ministro liberale avrebbe stimato il pacchetto di aiuti in 135 miliardi di euro per il triennio.A Berlino la giornata di ieri è iniziata in un clima di incertezza. Tutti i soggetti in campo hanno proseguito la pressione sulla Germania, il Paese più indeciso sull’opportunità degli interventi a favore della crisi greca. Poi, nel primo pomeriggio, la schiarita che tutti attendevano, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, e il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, ha annunciato che «il governo tedesco è pronto ad adottare un disegno di legge per autorizzare la partecipazione della Germania al piano di aiuti». L’importo indicato per il 2010 corrisponde a un totale di aiuti di 30 miliardi di euro da parte dell’Ue, a cui si aggiungeranno 15 miliardi del Fondo monetario internazionale. Nonostante il sì agli aiuti, la posizione della Germania resta la stessa: «Il governo greco deve accettare il piano esigente», ha sottolineato il cancelliere Merkel, augurandosi che «la Grecia non sia una nuova Lehman Brothers» e auspicando che, fin da subito, Atene dimostri la volontà di intervenire con riforme concrete al profondo dissesto finanziario causato principalmente dalla corruzione e dall’evasione fiscale. Per il direttore generale dell’Fmi, Strauss-Kahn, «occorrerà diverso tempo prima di riuscire a risanare le finanze della Grecia e serviranno altre misure dolorose da parte di Atene». Strauss-Kahn si è detto tuttavia fiducioso anche poiché un fallimento delle trattative avrebbe ampie conseguenze per l’Eurozona, ma anche per le altre principali aree economiche.Ma ieri da Atene è arrivata una prima doccia fredda sulle trattative: il ministero del Lavoro greco non intenderebbe introdurre i tagli salariali tra le misure di austerità che Unione Europea e Fmi hanno chiesto al Paese in cambio degli aiuti. I media, l’opinione pubblica e soprattutto i contribuenti tedeschi seguono con preoccupazione l’evolversi della crisi greca poiché in Europa ricadrà soprattutto sulle loro spalle il debito di Atene. I leader politici, Merkel compresa, anche ieri hanno ribadito che il ritardo della decisione sugli aiuti alla Grecia, considerata da tutti impopolare, non ha motivi politici interni ( il 9 maggio si voterà nel Nord Reno Westfalia, il Land più popoloso della Germania), ma la realtà è che la questione è ormai diventata motivo di campagna elettorale. Non a caso ieri il presidente dei socialdemocratici, Sigmar Gabriel, ha proposto una tassa sulle operazioni finanziare in Germania che permetterebbe di raccogliere 14 miliardi di euro e di pagare anche gli aiuti alla Grecia.
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