martedì 11 settembre 2018
Lo afferma il 21% dei lavoratori italiani. Quelli non motivati da fattori economici sono anche i più coinvolti nella missione aziendale
Il lavoro non è solo questione di soldi
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I soldi non sono tutto per i lavoratori italiani, afferma un nuovo studio di Adp, il quale rivela che circa un quinto (21%) degli occupati non mette le ragioni economiche al primo posto fra le motivazioni che li spingono ad andare a lavorare. Lo studio, che ha preso in considerazione più di 2.500 lavoratori tra Germania, Francia, Italia, Olanda e Regno Unito, sostiene che i dipendenti non guidati da ragioni economiche raggiungono livelli motivazionali più elevati e una maggiore soddisfazione il giorno della busta paga.

Per una significativa minoranza di lavoratori, la passione e la soddisfazione battono il compenso economico, con un quinto (21%) degli intervistati che afferma di lavorare per amore di ciò che fanno, mentre uno su dieci afferma di lavorare perché ama l’azienda per cui lavora (12%), e un ulteriore 9% perché vuole imparare e avanzare nella carriera. Per contrasto, oltre un terzo (37%) sostiene che la loro primaria motivazione sia quella di guadagnare per soddisfare le proprie necessità, e per il l’11% per potersi permettere ciò che vogliono.

I risultati mettono anche in rilievo come le priorità motivazionali si ripercuotono su ciò che i dipendenti provano nel ricevere il proprio assegno alla fine del mese. Coloro che lavorano per soddisfare necessità o desideri sono più inclini a sentirsi delusi o frustrati quando vengono pagati (il 40% circa), rispetto a coloro che amano ciò che fanno o l’azienda per cui lavorano (20% circa). Dati in linea con quanto affermato dai dipendenti europei, rispettivamente 43% e 21%.

Le motivazioni dei dipendenti si evolvono comprensibilmente nel corso della loro vita e delle loro carriere, tuttavia, sorprendentemente, i giovani lavoratori non sono i più motivati a guadagnare denaro. L’analisi europea, ha evidenziato come i giovani nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni siano i meno inclini (uno su tre) a considerare i soldi la prima motivazione, contro invece il 40% degli over 50. I lavoratori più giovani sono significativamente motivati dall’apprendimento e dalla crescita professionale rispetto ad altre fasce di età (20% circa).

«Ogni lavoratore è spinto da una moltitudine di differenti fattori, la nostra ricerca dimostra come lo scarto fra motivazioni economiche e non economiche possa avere importanti implicazioni sull’impegno e la soddisfazione dei dipendenti - commenta Virginia Magliulo, general manager di Adp Italia - È provato che il coinvolgimento e l’impegno sono fattori importanti sia per la produttività dei dipendenti sia per il successo organizzativo complessivo. Questo significa che comprendere come bilanciare i fattori finanziari e non finanziari sia cruciale. Le aziende, e i team Hr, devono assicurarsi di comprendere cosa i diversi dipendenti apprezzino dei diversi ruoli nei vari momenti della loro carriera, così da poter offrire una gamma di mansioni e benefit che soddisfino le diverse esigenze e personalità».

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