mercoledì 8 novembre 2017
Il 33% degli italiani pensa di rimanere nell'azienda attuale per il resto della propria vita lavorativa
I datori sottovalutano la fedeltà dei dipendenti
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«Al giorno d’oggi la sicurezza del lavoro è qualcosa che non esiste più». A dirlo non sono solo i lavoratori italiani, ma il 56% dei lavoratori intervistati da Adp a livello mondiale, un pensiero diffuso non solo nei Paesi dall’economia più debole, ma anche in Europa e Nord America. Questo dato indica che, nonostante i dipendenti siano grati per il lavoro che svolgono, anche i più motivati tendono l’orecchio a nuove opportunità professionali che soddisfino maggiormente le proprie esigenze personali, nell’ottica che ormai nulla è sicuro.

Possiamo quindi dire che, i lavoratori più fedeli che hanno instaurato una relazione di lunga data con la propria azienda, sono comunque costantemente alla ricerca di qualcosa di meglio. Ma questo spesso non si concretizza davvero in un vivace turnover, e il livello di “fidelizzazione” rimane alto. È quanto emerge dalla ricerca Evolution of Work 2.0, condotta da Adp Research Institute. Il focus è in merito alle considerazioni che i lavoratori fanno nel valutare se restare nell’attuale posto di lavoro o accettare nuove offerte. Dalla ricerca si evidenzia una sostanziale differenza di percezione, rispetto ai temi affrontati, tra datori di lavoro e dipendenti.

«La maggioranza dei dipendenti è orgogliosa del proprio lavoro e mostra una fedeltà superiore rispetto alla stima dei datori di lavoro- afferma Virginia Magliulo, general manager Adp Italia -. Tuttavia, la globalizzazione del business, le politiche locali e mondiali, i profitti aziendali e l’automazione, intaccano la fiducia che i dipendenti nutrono verso la propria azienda e il lavoro che svolgono. Le priorità e le opinioni variano in diverse zone del mondo, ma possiamo affermare con certezza che la divergenza di visioni che separa dipendenti e datori di lavoro riguarda la macro/micro-visione: i primi si concentrano sulla routine quotidiana, ciò che è importante oggi e avrà un impatto sul proprio lavoro, mentre i datori di lavoro tendono a considerare il quadro generale e il lungo termine nonché la salute del business e il livello di sviluppo delle possibilità di carriera nel lungo termine».


In Italia alla domanda “per quanto tempo pensi di rimanere nella tua attuale azienda?” ha risposto “per tutta la vita” il 33,4% (di cui il 40% ha più di 55 anni e il 37% fra i 45 e i 54). La maggioranza guarda quindi al cambiamento, ma la percentuale di chi vorrebbe non cambiare mai, nel nostro paese è comunque del 27% anche tra chi ha tra i 25 e 34 anni, quindi probabilmente lavoratori al primo impiego.

In realtà anche in Europa, solo il 22% dei dipendenti cerca attivamente nuovi lavori. L'Europa è generalmente più fedele di altre regioni, la media del tempo trascorso nella propria attuale posizione lavorativa è di 9 anni e il 58% degli europei si dichiara fedele alla propria azienda.

I datori sono totalmente consapevoli di come il proprio personale stia cercando un’altra impresa o di come, se contattato, prenderebbe in considerazione la possibilità di cambiare lavoro. Tuttavia, viene sottovalutato il numero di dipendenti che si sta muovendo in questa direzione: anche tra i dipendenti che dichiarano di non essere alla ricerca “attiva” di un nuovo lavoro, il 42% a livello mondiale si dichiara aperto a questa possibilità, mentre i datori di lavoro ritengono che solo il 21% della forza lavoro manifesti un simile atteggiamento. Globalmente, il 66% dei dipendenti è alla ricerca di un nuovo lavoro o è aperto a questa possibilità, mentre i datori di lavoro stimano che la percentuale ammonti al 58%.

Tuttavia, sono più i datori di lavoro (77%) che i dipendenti ad affermare che, per avanzare nella carriera e ottenere redditi maggiori, è necessario lasciare un’azienda. Si ha pertanto l’impressione che anche i datori di lavoro si stiano guardando intorno — affermando di impegnarsi per il futuro dei propri dipendenti, ma mostrandosi aperti a “migliori” candidati esterni. L’idea di “guardarsi intorno” alla ricerca dei migliori talenti può essere una scelta per il “bene del business”.

Discorso a parte merita quello sull’apprezzamento. Solo il 43% dei dipendenti si sentono molto riconosciuti e il 42% molto apprezzato.

Il livello di soddisfazione dei lavoratori italiani è abbastanza buono dato che il 45% si dichiara abbastanza soddisfatto e il 20% molto soddisfatto. Il picco più alto lo troviamo nella fascia 25-34 con rispettivamente il 47% e il 23,4%. ma per quanto riguarda il “molto soddisfatto” vincono i giovanissimi con una percentuale del 25%.

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