giovedì 8 novembre 2012

Per muoversi in città, gli italiani pagano ogni anno 1.500 euro a testa in più rispetto agli altri cittadini europei​. Lo denuncia l'Aci in uno studio che evidenzia le inefficienze e gravi ritardi del sistema del trasporto pubblico locale e propone alcune misure prioritarie per migliorare la situazione

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Il ritardo nelle infrastrutture e negli investimenti del trasporto locale in Italia rispetto al resto d'Europa, cioè lo "spread della mobilità", costa alle famiglie 1500 euro l'anno.
 
Lo rileva lo studio dell'Aci e della Fondazione Caracciolo “Il trasporto pubblico locale in Italia”, che osserva come questo divario vale quasi tre Imu (l'impostamedia è di 590 euro). “È il costo degli “automobilisti per forza”, cioè dei chilometri che si è costretti a percorrere in auto per mancanza di mezzi pubblici efficienti”, sottolinea il presidente dell'Automobil Club, Angelo Sticchi Damiani.
 
Tra i dati all'origine di questa stima la più ridotta rete ferroviaria urbana e suburbana (5 km per abitante contro i 7,5 km europei) e metropolitana (20 km di rete ogni milione di abitanti contro i 54 km europei). “La sola Madrid ha più chilometri di metropolitana di tutte le città italiane messe insieme, osserva il responsabile della ricerca, nnio Cascetta, che sottolinea la vecchiaia del parco circolante s gomme (oltre 9 anni) e il ritardo dell'innovazione tecnologica. Inoltre i costi operativi in Italia risultano mediamente più alti rispetto al livello europeo (+30%), solo le tariffe per fortuna sono più basse (-40% la tariffa oraria e quasi -50% il singolo biglietto).
 
Per adeguarsi agli standard europei bisognerebbe investire, secondo lo studio, oltre un miliardo di euro in servizi  in più rispetto ai 6 miliardi attuali e oltre 4 miliardi di euro in più in infrastrutture per 10 anni. Queste risorse potrebbero essere reperite, in parte (1,5 miliardi), con una riduzione del 10% dei costi di servizio e un aumento del 10% dei ricavi del traffico a fronte di una domanda di mobilità in crescita dall'11,6% della popolazione nel 2009 al 13,5% del 2011. Nello stesso periodo la domanda di mezzi privati è passata dall'80,8% della popolazione al 79,4%.
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