giovedì 1 luglio 2021
L'accordo prevede un'aliquota del 15% e una regola per tassare gli utili dove vengono generati. Irlanda, Ungheria e altri sette Paesi dal fisco leggero non hanno firmato
I marchi delle quattro grandi società tecnologiche, tra le multinazionali accusate di approfittare delle scappatoie fiscali per risparmiare sulle tasse

I marchi delle quattro grandi società tecnologiche, tra le multinazionali accusate di approfittare delle scappatoie fiscali per risparmiare sulle tasse - Reuters

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L'accordo sulla tassa minima globale è pronto. Il negoziato tra i governi all’Ocse ha portato a una proposta basata su due pilastri. Il primo pilastro sono regole precise sulla tassazione delle grandi multinazionali, che fanno più di 20 miliardi di dollari di fatturato e margini superiori al 10% dei ricavi: una parte dei loro utili, pari a circa il 20-30% dei profitti in eccesso rispetto a quel 10%, sarà tassata nei Paesi nei quali le società generano ricavi. Il secondo pilastro si applica alle imprese che hanno un fatturato superiore ai 750 milioni di dollari e prevede una tassazione degli utili pari ad almeno il 15%.

L’accordo sarà affinato nelle prossime settimane con l’obiettivo di arrivare a un’approvazione definitiva a ottobre. Un accordo di principio potrebbe essere firmato al G20 che si riunirà a Venezia, alla fine della settimana prossima. Per ora ha trovato il sostegno della grande maggioranza dei governi che fanno parte del Beps, il tavolo dell’Ocse incaricato di trovare una soluzione a come tassare i grandi gruppi del digitale: hanno aderito 130 Paesi dei 139 partecipanti. Si sono chiamati fuori l’Irlanda, l’Ungheria, l’Estonia, la Nigeria, il Kenya, il Perù, Barbados, l’Isola di Man e San Vincenzo e Grenadine.

«Dopo anni di trattative e di intenso lavoro questo pacchetto storico assicurerà che le multinazionali paghino la giusta quota di tasse ovunque» ha detto il segretario generale dell’Ocse, Mathias Cormann. Grande soddisfazione anche negli Stati Uniti. Il presidente Joe Biden ha parlato di «importante passo in avanti verso un’economia più giusta» e ha detto che così le grandi multinazionali «non saranno più in grado di mettere i Paesi l’uno contro l’altro nel tentativo di abbassare le aliquote fiscali e di proteggere i loro profitti a spese delle entrate pubbliche». Il segretario al Tesoro americano Janet Yellen ha parlato di «giornata storica per la diplomazia economica». In Europa, il ministro francese Bruno Le Maire ha definito l’intesa «il più importante accordo internazionale sul fisco da un secolo», mentre il tedesco Olaf Scholz ha detto che questo «è un vero passo in avanti, e cambierà tutto» consentendo ai Paesi di avere più fondi per finanziari «priorità importanti» come le infrastrutture, la lotta al cambiamento climatico e i programmi sociali.

Secondo le stime dell’Ocse una tassa minima globale del 15% potrebbe portare a un gettito aggiuntivo di 150 miliardi di dollari e spingere le grandi multinazionali a un trasferimento contabile di utili pari a circa 100 miliardi di euro nei Paesi in cui sono effettivamente generati i profitti.

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