lunedì 23 novembre 2015
​Nella sede delle officine torinesi un punto di riferimento per restaurare e curare le vetture del glorioso marchio dello Scorpione
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Il futuro comincia anche riscoprendo il passato. E’ quello che devono essersi detti nel gruppo FCA rivedendo le immagini e l’epopea delle competizioni in Italia. E guardando con attenzione hanno scoperto che il marchio Abarth e lo Scorpione hanno ancora un fascino unico, simbolo legato a un tempo in cui, acquistando una piccola 500 o una 850, si andava dal meccanico di fiducia, si acquistava il kit firmato Carlo Abarth, si montava e dopo una settimana di lavoro, la domenica si correva in pista con la stessa vettura. Piccoli bolidi che hanno fatto la leggenda e mosso l’Italia da corsa ante litteram. Un simbolo cresciuto nel tempo fino a sfociare in un vero e proprio reparto corse per il gruppo Fiat.

Firmate Abarth ci sono alcune delle più belle vetture, come la 124 spyder, (quella originale, non quella presentata a Los Angeles pochi giorni fa) o le 131 da rally, le monoposto, e ancora le sport due litri che hanno vinto titoli a ripetizione sui circuiti e le strade di tutto il mondo. Fino a far diventare il nome Abarth sinonimo di corse, adrenalina, ricerca esasperata della perfezione per le prestazioni e la durata. Leggi i racconti di Mario Poltronieri, ex voce della F.1 alla RAI, che da collaudatore Abarth ne ha fatte tante in giro per il mondo raccontando la perfezione, la tenacia e testardaggine di Carlo Abarth, austriaco trapiantato in Italia, che ha unito i caratteri dei due popoli facendoli sfociare in un simbolo, lo scorpione, che ancora oggi i giovani conoscono. Vedi il rapporto fra le 500 Abarth attuali, con la esasperata 695 biposto, che in cima alla lista degli acquirenti ha proprio ragazzi fino a 25 anni. Insomma, c’è in casa un patrimonio unico di modelli, vetture e storia (come dimenticare le Lancia iridate, le monoposto F.Italia prima e Fiat Abarth poi che hanno sfornato generazioni di campioni del volante?).

In quest’ottica è nata Abarth Classiche, nella sede delle officine torinesi che ne tennero a battesimo tantissime nel corso degli ultimi 60 anni. Sarà una sorta di casa comune per chi deve restaurare un pezzo antico o meno, avere la certezza di lavori fatti su misura e a regola d’arte, trovare soluzioni al problema ricambi, manutenzione e, magari, percorrere un pezzo di storia insieme che deve essere tramandato alle nuove generazioni. Perché l’idea base di Abarth, cioè prendi una vettura, fai una piccola modifica e rendila unica, funziona ancora oggi.

Certo, all’epoca potevi trasformare la tua 500 e correre, sognando di diventare un pilota (chiedere a Luca di Montezemolo che aveva mosso i primi passi proprio con una vettura del genere), oggi le cose sono diverse. Già per acquistare il modello stradale ci vogliono tanti soldi (siamo oltre i 25 mila euro), se poi si vuole andare in pista bisogna metterne in conto tanti altri (un 100 mila per una stagione comprese le trasferte). Se oltre allo spirito e alla leggenda, con il supporto tecnico garantito da Abarth Classiche, si riuscisse anche a trasferire quell’idea geniale di Carlo Abarth alle future generazioni, allora il percorso sarà  completo.

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