giovedì 6 dicembre 2018
Fdermeccanica: il 30% delle aziende non rinnoverà i precari. Assolavoro: 55mila persone a casa da gennaio per il raggiungimento del limite di 24 mesi
Con il decreto dignità «a rischio migliaia di contratti»
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Doppio allarme sul rinnovo dei contratti lanciato da Assolavoro, l’Associazione nazionale delle Agenzie per il lavoro, e da Federmeccanica. Tutto per effetto del decreto Dignità. Sono circa 53mila, infatti, le persone che a partire dal prossimo 1° gennaio non potranno essere riavviate al lavoro attraverso le Agenzie per il lavoro (Apl) perché raggiungeranno i 24 mesi di limite massimo per un impiego a tempo determinato, secondo quanto previsto da una circolare del ministero del Lavoro (n.17 del 31 ottobre 2018) che ha retrodatato a prima dell’entrata in vigore della legge di conversione del cosiddetto decreto Dignità il termine da considerare per questi lavoratori assunti dalle Apl. Si tratta di una stima prudenziale, approssimata per difetto, con una proiezione sull’intero settore dei dati rilevati dagli operatori associati (circa l’85% del mercato). Assolavoro evidenzia che nonostante le ripetute manifestazioni di disponibilità non c’è stato ancora nessun riscontro in generale – in particolare sull’interpello relativo proprio alla circolare dello scorso ottobre – e ribadisce la necessità di 'correggere il tiro' a tutela dei lavoratori. Mentre in occasione della sua Indagine congiunturale sull’industria metalmeccanica, Federmeccanica scrive infatti che «con riferimento al decreto Dignità, il 30% delle imprese non rinnoverà, alla data di scadenza, i contratti a tempo determinato in essere». Si tratta di lavoratori che potrebbero rimanere fuori dal mondo del lavoro, perché l’associazione rende noto che il settore arranca nel terzo trimestre: una fase di stagnazione a +0,1%. Nonostante che «circa il 50% delle aziende del settore metalmeccanico non trova profili richiesti e i neodiplomati e neolaureati assunti sono ritenuti dal 22% delle imprese non in possesso di una adeguata preparazione sia tecnologica/ avanzata sia tecnica di base/tradizionale».

«Non è corretto paventare che le imprese non rinnoveranno i contratti a termine non più rinnovabili, in quanto a rimetterci, oltre ai dipendenti che perdono il proprio posto di lavoro, sono le imprese che negli anni hanno investito nella formazione», spiega Michela Spera, segretaria nazionale Fiom-Cgil. «Federmeccanica – continua la sindacalista – dice che il 30% si riserva di valutare la situazione alla scadenza. Ci auguriamo che le imprese nel valutare la loro linea di condotta investano sulla persona e sul lavoro. Federmeccanica in questi anni ha detto che le imprese sceglievano di mettere la persona al centro. Auspichiamo che questo avvenga a partire dalle migliaia di lavoratori e lavoratrici che chiedono di uscire dalla precarietà». Per Stefano Colli- Lanzi, ceo della Agenzia per il lavoro Gi Group, «il tasso di disoccupazione a ottobre è salito al 10,6% (+0,2 su settembre) e nel terzo trimestre il Pil è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, primo dato congiunturale negativo dal secondo trimestre 2014. Il peggioramento è la conseguenza delle scelte fatte ed è l’effetto logico dei provvedimenti sul lavoro che sono stati presi questa estate. In un momento nel quale tutta Europa registra un rallentamento, noi rischiamo di pagare il prezzo più alto di tutti in termini di decrescita». «Le leggi virtuose – prosegue Colli-Lanzi, riprendendo quanto anticipato ad Avvenire – sono quelle win-win capaci di portare benefici tanto alle aziende quanto alle persone. Il decreto Dignità, invece, è loose-loose: fa perdere tutti perché irrigidisce le possibilità di assunzione per le imprese con la reintroduzione delle causali, scritte tra l’altro in modo da essere inapplicabili, e non aggiunge tutele significative per le persone; l’unico effetto certo è già oggi quello di aumentare il rischio di contenzioso giudiziario, contribuendo a rendere il mercato meno efficiente e meno capace di offrire opportunità a chi cerca lavoro». «Gi Group – conclude Colli-Lanzi – continua a credere nel ruolo delle Agenzie per il lavoro. Come ampiamente dimostrato dai fatti, lungi dall’essere portatrici di precariato, le Agenzie per il lavoro contribuiscono a migliorare l’incontro tra domanda e offerta, a massimizzare le opportunità di impiego di tutte le fasce di lavoratori e a costruire percorsi di sviluppo di carriera attraverso la formazione e il supporto alla ricollocazione assicurando, al tempo stesso, trasparenza e rispetto di norme e contratti».

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