giovedì 28 aprile 2016
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Storico cambio della guardia ieri a Intesa Sanpaolo, con l’addio del decano dei banchieri italiani, Giovanni Bazoli, e l’insediamento del successore Gian Maria Gros-Pietro, eletto nuovo presidente del Cda con il 98,14% dei voti. «Se per i consiglieri si conclude un triennio – ha esordito Bazoli –, per me con questa assemblea si conclude oltre un trentennio nella banca, con responsabilità prima operative, poi di strategia e sorveglianza». Bazoli, a cui sarà conferita la carica di presidente emerito, continua poi ricordando quel lontano 3 agosto 1982 quando fu «designato a presiedere il Nuovo Banco, nato sulle ceneri del Banco Ambrosiano, essendo stato indotto ad accettare quella temeraria sfida da Carlo Azeglio Ciampi, allora governatore della Banca d’Italia, e da Nino Andreatta, allora ministro del Tesoro». Per Bazoli la «drammatica» vicenda del Banco Ambrosiano «è tornata oggi di singolare attualità con i salvataggi avvenuti in questi tempi di alcune banche italiane». Chiusa l’era Bazoli con queste parole e l’esortazione «a guardare al futuro, ma soprattutto ad un futuro in cui possa essere rafforzata la presenza della banca in Europa», a Intesa Sanpaolo si è subito aperta una nuova stagione, con un inedito per l’Italia: la prima assemblea (durata circa sette ore, nel grattacielo di Torino) con il nuovo sistema di governance monistico. Apertasi, soprattutto, con un ampio consenso (vicino al 61%) anche dei Fondi internazionali al nuovo consiglio con i nominativi proposti dalle Fondazioni: un significativo segnale di fiducia all’amministratore delegato Carlo Messina. Alla fine, nella lunga assemblea degli azionisti il 37% degli investitori istituzionali presenti ha votato a favore della lista per il Cda pre- sentata dalle Fondazioni. A partire dal nome del nuovo presidente Gian Maria Gros-Pietro, già numero uno del consiglio di gestione. «Il consenso dei Fondi, che rappresentano circa due terzi del capitale, è dovuta all’interlocuzione continua che abbiamo avuto con loro. Il rapporto ha dato i suoi frutti», ha sottolineato il neopresidente. Quindi l’Ad Messina ha confermato gli obiettivi del piano, con tre miliardi di dividendi a valere sull’utile d’esercizio 2016 e quattro miliardi su quello del 2017, così come la volontà di andare avanti con le cessioni entro l’anno. Mentre l’assemblea ha approvato l’assegnazione – per l’utile d’esercizio 2015 – di un dividendo unitario di 14 centesimi per le azioni ordinarie e di 15,1 centesimi per le azioni di risparmio e ha eletto i nuovi 19 consiglieri: 14 della lista presentata dalle Fondazioni e 5 di quella dei Fondi. Nominato anche il Comitato per il Controllo sulla gestione. Lasciano i ruoli manageriali che ricoprivano nella banca il direttore generale Gaetano Miccichè e Bruno Picca, che restano rispettivamente presidente di Banca Imi e consigliere di amministrazione di Intesa. I loro ruoli sono stati affidati a Mauro Micillo e Davide Alfonsi. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’assemblea
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