lunedì 23 aprile 2012
Ecco quanto vale il Terzo settore secondo Unicredit Foundation Gli addetti sono oltre 650mila: +35% nell’ultimo decennio. Nel periodo segnato dalla crisi (2008-2010) il settore ha retto grazie soprattutto alle donazioni private e all’autofinanziamento.
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Che il terzo settore sia strategico per il nostro Paese non è una novità. Ma i numeri contenuti nella nuova ricerca che Unicredit Foundation presenta domani sono indubbiamente rilevanti: il sostegno che ha dato all’occupazione negli ultimi dieci anni ha riguardato 650mila persone, per un volume di entrate stimato in 67 miliardi di euro, pari al 4,3% del Pil. E rispetto ai dati ufficiali del 2001, la crescita stimata è stata del 78%. "Il valore economico del Terzo settore in Italia" è il titolo dell’indagine - realizzata da Unicredit su una rilevazione dell’istituto Ipsos - che è stata effettuata tra luglio e novembre del 2011, intervistando oltre 2.100 organizzazioni operanti nel settore non profit. La maggioranza assoluta, oltre tre quarti degli enti intervistati, fa parte del mondo associativo: il 39% sono organizzazioni di volontariato, il 16% associazioni di promozione sociale, mentre il 19% rappresenta le cooperative e le imprese sociali. Una bassa percentuale - solo l’1% - è rappresentata da fondazioni, comitati, enti ecclesiastici e organizzazioni non governative. Come base di partenza, l’indagine Unicredit ha utilizzato le rilevazioni effettuate nel corso dell’ottavo censimento generale dell’industria e dei servizi condotto dall’Istat nel 2001, rettificate in sede di rapporto annuale 2003, che evidenziava: oltre 235mila istituzioni non profit, pari al 5,4% di tutte le unità istituzionali; circa 488mila lavoratori, pari al 2,5% del totale degli addetti; circa 4 milioni di volontari coinvolti, 38 miliardi di euro di entrate (oltre il 3,3% del Pil) e 35 miliardi di uscite, con un surplus di 3 miliardi reinvestiti nelle attività svolte. Si tratta di numeri da aggiornare al rialzo, soprattutto per via della crescita vertiginosa del settore negli ultimi dieci anni. Dal punto di vista del valore economico, infatti, la ricerca ha quantificato un volume di entrate stimato di 67 miliardi di euro (pari al 4,3% del Pil): la somma è stata calcolata moltiplicate le entrate medie del campione rappresentativo, pari a 286mila euro, per il numero di istituzioni censite dall’Istat dieci anni fa. Un dato quindi approssimativo per difetto, dato che le realtà non profit sono cresciute esponenzialmente nel corso dell’ultimo decennio. Sempre con lo stesso criterio - ovvero incrociando le uscite medie per il numero di istituzioni censite nel 2001 e considerando che i costi dei dipendenti e dei collaboratori sono pari a circa il 33% del totale delle uscite (63 miliardi di euro) e ipotizzando un costo medio lordo aziendale di 30mila euro, il numero di persone impiegate, nell’ultimo decennio ha supera le 650mila unità, con un incremento di circa il 35%. E durante questi ultimi anni segnati dalla crisi - dal 2008 al 2010 - la tenuta delle entrate è stata assicurata dall’aumento di donazioni private e dall’autofinanziamento, a fronte di un calo delle donazioni pubbliche.
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