venerdì 26 marzo 2021
Lo studio legale incaricato dall'azienda di indagare sul caso ha concluso che le "negligenze" degli ex presidenti Winterkorn e Stadler (di Audi) hanno danneggiato il gruppo
Martin Winterkorn (a sinistra) e Rupert Stadler assieme in una foto del 2014

Martin Winterkorn (a sinistra) e Rupert Stadler assieme in una foto del 2014 - Ansa

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Il consiglio di sorveglianza di Volkswagen ha deciso di chiedere i danni a Martin Winterkorn, presidente e amministratore delegato dell’azienda ai tempi del dieselgate, e di Rupert Stadler, all’epoca presidente di Audi.

In base a quanto emerso dalle indagini portate avanti dallo studio legale Gleiss Lutz – che per conto del consiglio di sorveglianza ha analizzato 65 petabyte di documenti e condotto 1.550 interviste – Volkswagen ritiene che i due ex presidenti abbiano avuto precise responsabilità nella vicenda che è costata all’azienda più di 32 miliardi di euro tra spese legali, risarcimenti e multe.

In particolare Winterkorn è accusato di non avere «chiarito in modo completo e tempestivo le circostanze alla base dell'uso di funzioni software illegali nei motori diesel TDI da 2,0 litri venduti nel mercato nordamericano tra il 2009 e il 2015» mentre Stadler è accusato di «non avere assicurato dal 21 settembre 2016 in avanti, che ii motori diesel 3.0l e 4.2l V-TDI sviluppati da AUDI e installati su veicoli dell'UE di Volkswagen, AUDI e Porsche fossero indagati in merito a software illegale funzioni.

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