sabato 13 giugno 2015
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All’indomani dell’approvazione degli ultimi provvedimenti attuativi da parte del governo, il Jobs act resta sotto i riflettori. Due decreti sono stati varati in via definitiva, mentre quattro andranno alle Commissioni di Camera e Senato per un parere che non sarà comunque vincolante. Sembrano da escludere quindi grandi cambiamenti nelle prossime settimane così come anche dai testi varati non emergono sorprese particolari, dato che le misure erano state già presentate alle parti. Salvo forse la scelta del governo di accantonare, almeno per ora, ogni decisione sul salario minimo che pure era compreso nella legge delega. Il pressing dei sindacati e della stessa Confindustria, che temono di perdere ruolo e influenza con un intervento per legge, su questo punto ha avuto successo. Va ricordato che una trattativa vera non c’è mai stata, ma nell’insieme i provvedimenti su mercato del lavoro e contratti sembrano premiare di più le sollecitazioni arrivate dal mondo datoriale, mentre sugli ammortizzatori sociali le organizzazioni dei lavoratori hanno segnato qualche punto, almeno nel correggere le intenzioni iniziali del governo.Per quanto riguarda i contratti ieri due esponenti distanti come il presidente della commissione Lavoro, Maurizio Sacconi, e il segretario della Cgil Susanna Camusso facevano entrambi notare (il primo favorevolmente, la seconda in modo critico) che non c’è stato quel disboscamento delle tipologie di assunzione che era stato originariamente annunciato. Il governo ha puntato molto sul varo del nuovo contratto a tutele crescenti (che secondo il ministro Giuliano Poletti dovrebbe diventare la norma nel mercato del lavoro), ma non ha cancellato le altre principali strade di accesso all’impiego, a parte l’addio ai Co.co.pro. e la cancellazione dell’associazione in partecipazione. È stata infatti confermata la disciplina dei contratti a termine (resa più libera con il primo decreto legge del governo), mantenuto il lavoro a chiamata e reso più accessibile quello a somministrazione. Esteso poi l’uso dei voucher per i lavori occasionali, il tetto annuo sale da 5mila a 7mila euro. Infine per quanto riguarda le collaborazioni continuative (Co.co.co), finiscono nel mirino quelle finte (dal 2016 saranno considerate lavoro subordinato) ma restano salve quelle regolamentate da accordi collettivi e quelle certificate.Il nuovo regime disegnato per gli ammortizzatori sociali punta a trasferire parte delle tutele dal posto di lavoro al mercato di lavoro. Attenuata (ma estesa alle piccole imprese) la copertura nel tempo della cassa integrazione (che sostiene il reddito senza spezzare il contratto di lavoro) mentre viene rafforzato l’assegno di disoccupazione, la Naspi, come come si punta ad accompagnare il reinserimento del disoccupato attraverso il rafforzamento delle politiche attive, che saranno gestite dalla nuova agenzia nazionale apposita. Il disoccupato sarà chiamato alla stipula di un "patto di servizio personalizzato" con il quale automaticamente si dichiara disponibile a una nuova attività di lavoro o formazione. Il nuovo criterio dovrebbe essere quello che chi non accetta le offerte perde il sussidio. Ci sarà un fascicolo elettronico per ogni lavoratore, una sorta di libretto con la storia dei contratti e dei sussidi ricevuti.Importanti anche le modifiche sulle mansioni. Il lavoratore potrà infatti essere destinato a qualunque altra mansione purché equivalente, in base al contratto di lavoro, a quella svolta. Inoltre, in caso di riassetto organizzativo dell’azienda, il datore di lavoro potrà assegnare al dipendente un inquadramento alla mansione subito inferiore, mantenendogli però lo stesso stipendio. Ulteriori demansionamenti potrebbero poi essere previsti dai contratti.
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