martedì 9 aprile 2019
Gli Stati Uniti vanno all'attacco proprio nel giorno in cui Bruxelles prepara l'intesa con la Cina. Al centro c'è la battaglia alla Wto su Airbus (europea) e Boeing (americana), entrambe sussidiate
Donald Trump di ritorno dalla California sabato 6 marzo (Foto Ap-Ansa)

Donald Trump di ritorno dalla California sabato 6 marzo (Foto Ap-Ansa)

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Proprio mentre sembra vicina la pace commerciale con la Cina, Donald Trump alza il tiro nello scontro con l’Europa. Il Rappresentante degli Stati Uniti per il commercio ha pubblicato lunedì la sua proposta di «contromisure in risposta al danno causato dai sussidi europei agli aerei». Il Rappresentante chiede dazi per 11,2 miliardi di dollari all’anno su un elenco preliminare di prodotti dei Paesi dell’Unione europea. La lista di merci da colpire con nuove tasse è estesa. Include quasi interamente il settore dell’aviazione civile di Francia, Germania, Spagna e Regno Unito oltre a molti altri prodotti di tutti i Paesi europei, comprese specialità italiane come l’olio di oliva, il pecorino, il marsala e il vino in generale. Questi dazi dovrebbero entrare in vigore in estate, dopo che l’arbitrato in corso all’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto) stabilirà a quanti risarcimenti abbiano diritto gli Stati Uniti.

Alla base della mossa di Trump c’è il contenzioso che va avanti da 15 anni tra gli Stati Uniti e l’Europa sulle due principali produttori di aerei del mondo: l’americana Boeing e il consorzio europeo Airbus. In entrambi i casi tutto si fonda su accuse di aiuti di Stato alle aziende illegittimi secondo i parametri della Wto. In particolare, con una sentenza del 2011 la Wto ha stabilito che l’Ue ha sussidiato Airbus per 18 miliardi di dollari tra il 1968 e il 2006. L’Europa ha risposto a quella decisione rimuovendo parte dei sussidi, ma non abbastanza secondo gli Usa e la Wto. Negli uffici di Ginevra è in corso una causa parallela in cui l’Ue accusa gli Stati Uniti di avere concesso aiuti illegali per 10,4 miliardi a Boeing. A fine marzo la Wto ha stabilito che anche in questo caso ci sono stati sussidi illeciti, ma solo per 325 milioni di dollari.

Con il consueto stile poco diplomatico, Trump ha twittato dando per fatti i dazi sull’Europa accusandola di essersi «approfittata degli Usa nel commercio per molti anni» concludendo con un minaccioso «presto questo finirà!». Questo attacco è arrivato con un perfetto tempismo. L’annuncio di dazi contro l’Ue arriva proprio nel giorno in cui a Bruxelles trattano un’intesa con la Cina per avere equità nell’accesso al mercato cinese per le imprese europee (cosa che al presidente americano ancora non è riuscita). Airbus, che è nata mettendo assieme aziende tedesche, fracesi, spagnole e britanniche, è un bersaglio ideale, soprattutto in queste settimane in cui la sua rivale Boeing è nei guai per i problemi del suo 737 Max, con la cinese China Aircraft Leasing Group che ha appena sospeso l’ordine per 100 velivoli.

È chiaro che il presidente americano spera con questa strategia di partire da una posizione di forza nella trattativa con Bruxelles per un nuovo trattato commerciale. Da mesi, d’altra parte, continua a minacciare l’introduzione di dazi del 25% sulle importazioni di auto europee. Il negoziato però è ancora agli inizi e l’Europa è meno ricattabile della Cina. È vero che ha un forte attivo commerciale negli scambi di merci con gli Usa (125 miliardi di euro, nel 2018) ma è anche vero che molta della forza degli Stati Uniti dipende da aziende tecnologiche come Apple, Amazon, Facebook e Google che sarebbero un facile bersaglio di eventuali ritorsioni europee. Né Washington né Bruxelles possono permettersi una guerra commerciale.



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