mercoledì 24 aprile 2019
Nata nel 1986, per rispondere al bisogno abitativo dei pazienti e dei loro familiari. Oggi conta 170 posti letto in sei case su tre città (quattro a Milano, una a Lecco e una a Roma)
Papa Francesco visita Casamica a Roma lo scorso dicembre

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Casamica è un’associazione nata nel 1986 per rispondere al bisogno abitativo dei pazienti dell’Istituto nazionale dei tumori e dell’Istituto neurologico Besta e delle loro famiglie momentaneamente a Milano per sottoporsi a cure specialistiche. Dalla metà degli anni ’80 a oggi, l’offerta alloggiativa si è moltiplicata, raggiungendo la disponibilità di 170 posti letto in sei case su tre città (quattro a Milano, una a Lecco e una a Roma), il coinvolgimento di 130 volontari e l’erogazione di servizi che completano l’esperienza di pernottamento. «Casamica è una fucina di esperienze. In alcuni casi chi si è avvicinato come volontario ha proseguito il suo percorso nell’associazione, diventando nel tempo parte dello staff operativo interno», afferma Lucia Vedani, presidente dell’associazione.

Il fenomeno della mobilità sanitaria, nel 2016, ha riguardato circa 937.089 cittadini italiani che si sono spostati in una regione diversa da quella di residenza per ricevere cure sanitarie (Quotidiano Sanità, 2017). La Lombardia è la regione con il così detto “indice di attrazione”, ovvero il numero di prestazioni erogate per i cittadini non residenti, più alto in Italia. Nel 2017 ha attratto il 25,2% della mobilità sanitaria totale e, assieme all’Emilia Romagna (la seconda classificata con un indice del 13,3%), raccoglie più di un terzo della mobilità nazionale. Nonostante il Lazio, con il 7,7%, sia la quinta regione italiana per capacità di attrazione della mobilità sanitaria, Roma grazie all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e all’Acismom emerge come un polo importantissimo: i due istituti, da soli, raccolgono il 5,2% della mobilità sanitaria totale. Le regioni dalle quali i cittadini si spostano di più per cercare cure sanitarie altrove sono Lazio, che registra nel 2017 un “indice di fuga” del 13,9% e Campania (10,1%), seguite da Lombardia (7,7%), Calabria (7,5%), Puglia (7,4%) e Sicilia (6,5%) (Fondazione Gimbe, 2018). Ricerche precedenti hanno mostrato come i principali motivi che spingono alla mobilità sanitaria siano riconducibili alla ricerca delle prestazioni considerate di miglior livello, ovunque esse siano, a necessità logistiche quali la presenza di un familiare nella città di cura, la vicinanza all’ospedale o la conoscenza di un medico o infermiere, e, infine all’assenza delle prestazioni nella propria zona o a liste di attesa troppo lunghe (Agenas, 2012).

Gli effetti della mobilità sanitaria annoverano i costi privati intangibili dovuti al disagio sociale che genera l’abbandono della propria dimora e dei propri cari; i costi privati tangibili, legati alle assenze sul lavoro e alle spese di trasferimento; i costi pubblici e i problemi organizzativi di politica sanitaria (Agenas, 2012).

Le attività di Casamica intendono contribuire a garantire un equo accesso ai servizi sanitari, che sia indipendente dalle condizioni economiche e dal luogo di provenienza del malato, tutelando la dignità sua e dei suoi familiari. Il modello di intervento si basa su un approccio “umanizzante”: il malato e i suoi accompagnatori sono, prima di tutto, esseri umani e per questo, mentre l’ospedale prende in cura il paziente, Casamica prende in cura la persona mettendola al centro del suo modello di accoglienza. In questa ottica, l’accoglienza è percepita come parte della cura della persona ed è accompagnata da attività trasversali di supporto e ricreative, così dette “umanizzanti”.

Le famiglie dei pazienti vengono a conoscenza dei servizi di Casamica grazie a Internet oppure, se già sul posto, grazie agli sportelli informativi e ai servizi sociali degli ospedali (e del Comune, nel caso di Lecco), alle indicazioni dei medici, alle reti territoriali, come “A casa lontani da casa” in Lombardia, alle segnalazioni di altre organizzazioni presenti sul territorio (come Lilt, Ail, Caritas e parrocchie) e a un passaparola tra pazienti.

«Il volontariato a Casamica diventa anche l’occasione per alcune aziende di farsi carico di iniziative fattive a favore dell’Associazione, come hanno fatto Teva e Leica - ricorda Marinella Vedani, consigliere di Casamica -. L’associazione è sempre alla ricerca di volontari che abbiano capacità e attitudine per instaurare relazione d’aiuto con i nostri ospiti o di supportarci nelle nostre attività di raccolta fondi, come banchetti ed eventi».

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