giovedì 14 dicembre 2017
A Parigi chiude il vertice One Planet. Da Ue e Gates 525 milioni di euro all'Africa. Per le Ong le misure prese dagli Stati sono insufficienti
Sul clima arriva solo una timida accelerata
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A partire dal 2020, le ricerche e lo sfruttamento di combustibili fossili non saranno più finanziati dalla Banca mondiale (Bm), salvo «in casi eccezionali ». Nel 2016, questo settore rappresentava il 5% dei finanziamenti dell’istituzione, pronta così a divenire la prima organizzazione internazionale per il credito a schierarsi nettamente per una rapida transizione verso un mondo senza fonti d’energia responsabili del surriscaldamento climatico. L’annuncio è giunto nel corso del 'One planet summit' organizzato a Parigi dalla stessa Bm e dall’Onu, su iniziativa del governo francese. Ieri, dopo l’ultima giornata d’incontri fra attori di natura e livelli diversi (una specificità dell’evento, rispetto alle Cop organizzate annualmente dalla Convenzione quadro Onu sul cambiamento climatico), il vertice si è concluso con un bilancio in chiaroscuro rispetto alle ambiziose promesse iniziali soprattutto della Francia, che cerca da tempo di confermare il proprio ruolo di locomotiva internazionale della nascente diplomazia climatica, tanto più do- po il recente dietrofront da parte di Washington. Ma sul piano governativo, l’annuncio più rilevante è giunto dalla Cina, pronta ad aprire a breve un mercato interno delle quotecarbone destinato a divenire il maggiore al mondo. Chiamato ad 'accelerare' il processo di finanziamento concreto dello storico Accordo di Parigi sul clima firmato due anni fa, il nuovo vertice ha suscitato molte reazioni deluse soprattutto da parte delle grandi ong internazionali in prima linea nella battaglia. Oxfam ha ad esempio denunciato le «misure insufficienti» sfornate, anche se qualcosa si è mosso. Il principale impegno nei confronti dell’Africa, già duramente colpita dalla morsa climatica, è giunto dalla Commissione europea e dalla Fondazione Bill Gates, che investiranno 525 milioni di euro nella ricerca agricola e in 100 progetti specifici concepiti per fronteggiare nei prossimi 5 anni in particolare l’emergenza idrica. In proposito, anche il tema dei 'migranti ambientali' è stato fra i più evocati. Sul piano imprenditoriale, in Francia, sono stati annunciati diversi miliardi d’investimenti nei prossimi 15 anni da parte delle multinazionali del Cac 40 (principali società quotate in Borsa), pronte soprattutto ad investire in modo massiccio nei due giganti demografici asiatici, Cina ed India. «Il clima è divenuto un buon affare», ha commentato in proposito il Figaro. A cercare di spronare i presenti, fra cui decine di capi di Stato e governo così come numerosi premi Nobel o delle star dello spettacolo sensibili alla causa come l’attore Leonardo Di Caprio, è stato in particolare il presidente francese Emmanuel Macron: «La sfida della nostra generazione è di agire, agire più in fretta e vincere la lotta contro il tempo». Da parte sua, l’Onu è convinta che questi vertici rappresenteranno alla lunga la strada giusta, come ha spiegato il segretario generale Antonio Guterres, per il quale sostenere gli idrocarburi equivale ormai ad «investire nella nostra rovina».

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