venerdì 9 marzo 2018
Siamo di fronte ad un cambio epocale di prospettiva generato dalla diminuzione dei rendimenti dei titoli di Stato
Più fondi e polizze, meno Btp: ecco come risparmiano le famiglie
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Cosa c’è oggi nel portafoglio degli italiani? Sicuramente più fondi e polizze, sempre meno titoli di Stato e obbligazioni. Un epocale cambiamento, generato in buona parte dalla diminuzione dei rendimenti. I Titoli di Stato posseduti direttamente dalle famiglie rappresentano meno del 10% della ricchezza tricolore, mentre più in generale le obbligazioni nei depositi titoli dei privati ammontano a poco più del 12%. Anche i conti di deposito, grandi protagonisti negli ultimi mese hanno dovuto cedere qualche posizione. E così oggi, sommando i prodotti assicurativi e i fondi comuni, si arriva al 37,5% del totale, mentre le attività liquide si fermano al 35,3%. Il significato di questi dati, è un cambiamento di prospettiva e di tradizione finanziaria. Sino a quasi dieci anni fa bastavano i titoli di Stato per fare quasi tutto.

Oggi, anche se i Btp sono tra le emissioni pubbliche europee con i rendimenti più elevati, per avere più dell’1% bisogna investire in quelli con più di dieci anni di vita. La prima grande marcia dei fondi comuni nei portafogli italiani è datata anni Novanta. Quella che silente avanza adesso è l’ondata numero due. Non proseguirà con i ritmi visti finora ma l’incertezza, degli ultimi tempi ne ha solo rallentato il passo. Senza interrompere il fenomeno.Si prospetta così un risultato record in termini di raccolta netta; e per la prima volta dopo anni, il collocamento diretto di fondi comuni e sicav ha superato la raccolta netta dei prodotti assicurativi ; ed è cresciuta anche la raccolta dei servizi di gestione di portafoglio. Per quanto invece riguarda i prodotti assicurativi, la palma di prodotto più richiesto se la contendono le polizze di tipo unit-linked e le multi-ramo, quelle che consentono di risparmiare il premio tra gestioni separate di ramo I e gestioni che investono in fondi assicurativi interni e fondi esterni ; meno richieste invece le polizze tradizionali di ramo I.

Oggi, come accadde venti anni fa, le banche e gli intermediari finanziari hanno proposto ai privati di convertire in risparmio gestito i titoli dei depositi amministrati. Dal punto di vista dei risparmiatori, invece, la ricerca di un rendimento superiore al punto percentuale è diventata un rebus difficile da risolvere senza i fondi. Ovvero senza portafogli «comuni» composti da decine di titoli che consentono anche a chi ha patrimoni ridotti di investire in azioni o sui mercati esteri.In tema di fondi interni e fondi esterni, la quasi totalità delle reti adotta un modello ad architettura aperta per gli strumenti di risparmio gestito anche se prevale una preferenza a collocare i prodotti di casa, ovvero polizze e fondi emesse da imprese dello stesso gruppo della rete di distribuzione. In aumento anche il numero di clienti: più 300.000 circa nel 2017. Che il tutto risulti adeguato dipende dalla conoscenza del prodotto e del proprio profilo di rischio di chi investe e dalle capacità professionali del consulente finanziario. Tra non molto, chi investe dovrà imparare a fare i conti con l’inflazione, il costo della vita che nel tempo erode gli investimenti.

*funzionario di banca, Area Corporate

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