lunedì 25 maggio 2020
La Corte federale dà ragione a un pensionato che voleva restituire l'auto e riavere i suoi soldi dopo che aveva scoperto che il motore era molto più inquinante di quanto dichiarato
Un motore diesel Volkswagen Ea189, tra i propulsori sotto accusa per lo scandalo del dieselgate

Un motore diesel Volkswagen Ea189, tra i propulsori sotto accusa per lo scandalo del dieselgate - Wikicommons

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«È iniziato il vero dieselgate». Questo il commento degli avvocati Claus Goldenstein e Christian Brade alla sentenza del Bundesgerichtshof, la Corte di Cassazione tedesca, che potrebbe mettere in ginocchio Volkswagen e le altre case automobilistiche tedesche coinvolte nel dieselgate, lo scandalo delle falsificazioni dei dati delle emissioni dei gas di scarico dei motori diesel.

Goldstein è l’avvocato difensore di un pensionato del Land della Renania Palatinato che nel 2014 acquistò una Volkswagen Sharan usata per 31.500 euro e dotata di un motore diesel EA 189, uno dei motori al centro dello scandalo su cui vennero installati software che falsificavano il livello di emissioni per superare i controlli. Quando la casa di Wolfsburg ammise nel 2015 di aver installato su ben 11 milioni di vetture il software illecito, il denunciante pretese di restituire alla Vw la sua macchina e chiese in cambio il corrispettivo del prezzo d‘acquisto.

Il tribunale di Coblenza nel giugno 2019 gli aveva concesso 26mila euro per «danneggiamento intenzionale», sottraendo dalla cifra complessiva l‘ipotetico deprezzamento legato all‘utilizzo della vettura. Ambedue le parti in causa avevano presentato ricorso in Cassazione, fino alla sentenza di ieri che ha confermato il risarcimento per il pensionato, che però dovrà detrarre dalla somma ricevuta i km percorsi.

Il caso discusso a Karlsruhe, sede dell’alta corte, è uno solo ma ora tutti i tribunali regionali tedeschi si ispireranno alla sentenza di ieri dando via libera ad ulteriori procedimenti legali nei confronti della Vw. La stessa casa di Wolfsburg ha ammesso che sarebbero state intentate circa 60mila cause, mentre altre decine di migliaia di automobilisti avrebbero già concluso intese o patteggiamenti. Ma secondo i media tedeschi, che hanno dato grande spazio alla sentenza della Corte di Karlsruhe, ora tanti altri automobilisti potrebbero decidere di chiedere un risarcimento, aprendo una nuova fase del dieselgate con conseguenze difficili da prevedere per Volkswagen e le altre case automobilistiche tedesche.

Alla fine della scorsa settimana è stato chiuso anche il processo nei confronti dei due top manager della Vw, Herbert Diess e Hans Dieter Poetsch, per "manipolazione del mercato" in cambio del pagamento per entrambi di una pena pecuniaria di 4,5 milioni di euro. Vw e tutte le case automobilistiche stanno vivendo una fase di grande crisi, anche a causa dell’emergenza provocata dalla pandemia da coronavirus. Gran parte degli stabilimenti in tutta la Germania o sono fermi o lavorano a rilento. Sul tavolo del governo di Berlino è anche arrivata una richiesta di aiuti, ossia un piano di incentivi alla rottamazione per favorire la vendita soprattutto delle auto diesel rimaste nei concessionari. La sentenza di ieri potrebbe bloccare tutto.

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