sabato 7 gennaio 2023
Il 70,4% ritiene che il rapporto tra le figure più anziane e i giovani produca benefici reciproci. L’apprendimento passa anche con i nuovi strumenti. Prorogato il contratto di espansione
Generazioni a confronto in azienda

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Generazioni diverse che si confrontano e lavorano fianco a fianco: opportunità o minaccia? I lavoratori sembrano sostanzialmente allineati e liberi da pregiudizi: quello che conta è la professionalità. E lo scambio, quando c’è, è proficuo. È quanto emerge dall’indagine Generazioni al lavoro condotta da InfoJobs, che ha chiesto ai candidati iscritti in piattaforma come le diverse generazioni vivano il rapporto tra loro in azienda o in ufficio. Sul totale del campione di Boomer, Gen X, Millennial e Gen Z, infatti, il 70,4% ritiene che il rapporto lavorativo tra le figure più anziane e i giovani generi benefici reciproci. Solo per il 15,6% il rapporto è conflittuale, soprattutto perché ogni generazione è custode del proprio know-how e tende a non condividerlo, mentre il restante 14% non è in grado di valutarlo perché non ci sono occasioni di scambio tra le generazioni nel proprio ruolo (9,3%) o perché nella propria azienda senior e junior occupano proprio ruoli differenti, generalmente in ambiti manageriali e ai livelli base (4,7%). Tanti gli elementi in comune tra professionisti nelle diverse generazioni, per esigenze di conciliare vita privata e lavorativa e aspirazioni di crescita e carriera. Primo fra tutti, il work-life balance, un valore sempre più rilevante per tutti i lavoratori, tanto che il 49,8% del campione lo ritiene fondamentale per tutte le generazioni senza distinzioni, mentre secondo il 20,2% è più sentito dai giovani data la loro attenzione e protezione verso la propria vita privata. Infine per il 30% il bilanciamento tra vita professionale e vita privata è più cercato e richiesto da chi ha famiglia e maggiori impegni da gestire fuori dal lavoro. Uno degli elementi che vengono tipicamente considerati “divisivi” tra le generazioni è l’attaccamento al lavoro, spesso sinonimo di spirito di sacrificio, ma in questo caso non si evidenziano pareri contrastanti tra gli intervistati. Per la maggior parte (58,4%), infatti, dipende dal proprio modo di essere o dalla tipologia di lavoro svolto, non tanto dall’età. Ma se si parla di straordinari e disponibilità, le nuove generazioni sono meno propense a lavorare oltre l’orario lavorativo (32,7%) per dare spazio ad altre priorità. Solo l’8,9% dei rispondenti totali dichiara che le figure senior siano più stanche e non più motivate dal percorso di carriera e per questo meno disponibili a sacrifici e cambiamenti. Tra gli aspetti che legano figure giovani e senior c’è anche la percezione positiva verso un datore di lavoro e/o un superiore più giovane: vista come un’opportunità di imparare per la grande maggioranza degli intervistati (77%), considerata invece con diffidenza soprattutto in riferimento alle competenze dal 9,8%, e come una minaccia dal 13,1%, insoddisfatto perché le proprie competenze e l’esperienza pregressa non abbiano consentito di ottenere tale posizione. A tal proposito l’inserimento in azienda di una nuova risorsa spesso non è supportato da una gestione particolare in base alla discriminante dell’età. Nel caso si tratti di una risorsa junior è il ruolo ricoperto ad aver maggiore valore per il 55% dei rispondenti non l’età, mentre il 45% sostiene vi sia, nella propria azienda, un’attenzione privilegiata con attività di formazione o un percorso strutturato di affiancamento a una risorsa senior. Se invece è una risorsa over 45 a fare il suo ingresso in azienda le variabili aumentano, pur restando in testa l’importanza del ruolo ricoperto rispetto al fattore età (29,9%). Il 26,5% evidenzia la presenza di un percorso strutturato con affiancamento, se si tratta di una sostituzione, mentre il 20,1% non vede particolari azioni, in quanto si presuppone che tale figura abbia esperienza nella mansione che svolgerà. Infine, il 23,4% non ha visto, all’interno della propria azienda, ingressi in età over 45 nell’ultimo anno. Ma rispetto ai nuovi trend come il quiet quitting o il reverse mentoring, come si comportano senior e giovani nelle aziende italiane? InfoJobs lo ha chiesto ai propri utenti che, indipendentemente dall’età, sostengono che il quiet quitting sia un fenomeno sconosciuto per il 38,2%. Lavorare lo stretto necessario non sembra essere un fenomeno particolarmente sentito. Da quanti invece ne riconoscono l’esistenza nel proprio ambiente lavorativo, viene visto come cross generazionale (31,3%), emerso soprattutto dopo il periodo della pandemia. Per il 19,2% è invece tipico delle figure più mature, che ormai non vedono davanti a sé prospettive di carriera e solo per l’11,3% si tratta di una tendenza delle giovani risorse. Le competenze trasversali e lo scambio tra le varie generazioni, chiamato reverse mentoring, è invece fondamentale: lo afferma il 75,3%, con un sostanziale equilibrio nella riposta per tutte le età. Per il 12,2%, tuttavia, è vero solo se si parla di competenze tecnologiche, mentre per il 12,6% un “mentore” è esclusivamente chi ha una consolidata esperienza nel ruolo. Ma gli anni che separano le varie generazioni non si traducono mai in “conflitti” sul luogo di lavoro? La distanza maggiore è su alcune soft skill, determinanti in ambito lavorativo. Prima fra tutte l’attitudine al problem solving, maggiormente presente nelle figure più adulte grazie all’esperienza maturata (lo dice il 43,8% del campione), seguita dalla poca propensione reciproca all’ascolto e voglia di imparare (36,4%) – dato avvertito più dai giovani (39%), e meno dai senior (32%). Per il 34,9% un terreno di potenziale criticità è rappresentato anche dal differente livello di istruzione, in contesti che vedono i giovani maggiormente scolarizzati o con competenze più aggiornate – anche se la percezione è differente tra gli over 45 (28,1%) e le persone fra 18 e 45 anni (38,7%). Inoltre, può generare tensione il fatto che la Gen Z, con la propria vita sempre connessa, sia abituata ad evadere le richieste in modo più veloce rispetto a colleghi con qualche anno in più (lo dice il 20% degli intervistati totali). E se il pensiero alla carriera apparentemente può appartenere solo ai giovani, in realtà tra gli over 45 è forte la voglia di mettesi in gioco, crescere e fare carriera. A confermarlo è il 78% che pensa di poter fare e dare ancora molto per poter raggiungere livelli più alti rispetto al ruolo attualmente ricoperto o che ci sia una nuova possibilità di crescita altrove. ​

Fondirigenti, l'apprendimento tra generazioni passa anche con i nuovi strumenti

L’apprendimento intergenerazionale in azienda passa anche attraverso nuovi strumenti: per codificare e trasferire le conoscenze fra lavoratori senior e generazione Z (ma non solo…) un’impresa su quattro utilizza video, il 21% ricorre alle pillole formative, strumenti flessibili e di facile accesso che ben si coniugano alle modalità di comunicazione e fruizione scelte dai giovani. Non solo: il 14% delle realtà hanno sperimentato sistemi strutturati di knowledge management, mentre sono il 7% le imprese che utilizzano piattaforme di social collaboration e altrettante ricorrono a wiki, vere e proprie ‘enciclopedie open’ del know how aziendale redatte dal basso con il contributo di tutti i collaboratori. Queste solo alcune delle evidenze emerse da una rilevazione su 150 aziende vicentine realizzata nell’ambito dell’iniziativa strategica di Fondirigenti: le condizioni organizzative e formative per un apprendimento efficace, un progetto di Federmanager Vicenza e Confindustria Vicenza realizzato da Niuko innovation & knowledge, società di formazione di Confindustria Vicenza. Gli esiti del percorso – che ha affiancato alla rilevazione quantitativa due focus group qualitativi e 26 interviste in profondità a imprenditori, manager e responsabili risorse umane – sono raccolti in un e-book ora disponibile sul sito Niuko nella sezione E-book. La ricerca ha coinvolto aziende di medie e grandi dimensioni con un fatturato medio di 80 milioni, tra i settori di appartenenza prevalgono le imprese metalmeccaniche (39%). Se gli strumenti digitali costituiranno probabilmente il futuro della condivisione delle conoscenze nelle imprese e nelle organizzazioni, oggi, invece, l’incontro tra persone è la metodologia maggiormente diffusa. Oltre il 63% delle aziende che hanno progetti intergenerazionali scelgono l’affiancamento, in alcuni casi nella fase di onboarding, come emerso dalle interviste, con una figura di tutor – chiamata anche buddy – che non ha una relazione gerarchica con il collaboratore e che fa riferimento a un’altra area aziendale. Il 58% dei rispondenti utilizza la formazione sul lavoro. Sono entrambe metodologie che consentono la condivisione di saperi e conoscenze: un approccio pratico ben si coniuga con la cultura del fare presente nelle piccole e medie imprese venete. Il reverse mentoring, ovvero la scelta di investire i giovani della responsabilità della diffusione di competenze digitali verso i colleghi senior, è adottato nell’11% del campione. Ma le forme di apprendimento intergenerazionale non sono legate solo a progetti strutturati. Se il 33% delle aziende si sono aperte a collaborazione con realtà formative del territorio, un altro 7% ha attivato forme di collaborazione, ha acquisito o promosso start up interne. Nella maggior parte dei casi i progetti legati all’apprendimento intergenerazionale vengono attivati per garantire il trasferimento di conoscenze in occasione dell’uscita di un collaboratore, il 31% è collegato alle nuove tecnologie produttive, un altro 19% allo sviluppo prodotto, tema emergente in questo ambito.

Contratto di espansione prorogato al biennio 2024-2025
È prorogato per il biennio 2024-2025 il contratto di espansione. Inoltre, per gli accordi stipulati dal 1° gennaio 2023, si amplia la
platea delle imprese ammesse al contratto di espansione e si riduce da 1.000 a 500 la soglia occupazionale necessaria per la maggior riduzione dei versamenti a carico del datore in caso di incremento delle assunzioni. Qualora il datore di lavoro effettui almeno una assunzione per ogni tre lavoratori che abbiano prestato il consenso alla stipula del contratto di espansione, la riduzione dei versamenti a carico del datore di lavoro opererà per ulteriori 12 mesi. Nel caso in cui almeno il 50% dei lavoratori così assunti non abbia compiuto il 35esimo anno di età, l’ulteriore riduzione opererà per ulteriori 24 mesi. Introdotto in via sperimentale nel 2019 e limitatamente al biennio 2019-2020 dal decreto Crescita (articolo 26-quater, decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34 convertito, con modificazioni, dalla legge di conversione 28 giugno 2019, n. 58), il contratto di espansione (articolo 41 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148) è stato via via prorogato dal legislatore che ha congiuntamente apportato rilevanti modifiche alla sua disciplina tese ad ampliare progressivamente la platea delle aziende interessate. La legge di Bilancio 2021 (art. 1, comma 349, legge n. 178/2020) ha infatti abbassato, per il 2021, a 500 il limite minimo di unità lavorative in organico per la stipula del contratto in parola e per l'accesso alla relativa Cigs derogatoria e a 250 unità il limite minimo per l'accesso allo scivolo pensionistico. Il decreto Sostegni bis (articolo 39 del Dl n. 73/2021, convertito dalla L. n. 106/2021) ha portato, con decorrenza dal 26 maggio 2021, il limite minimo a 100 addetti. La legge di Bilancio 2022 (articolo 1, comma 215, della legge 30 dicembre 2021, n. 234) ha ridotto il limite minimo per gli anni 2022 e 2023, portandolo a 50 unità lavorative, calcolate complessivamente nelle ipotesi di aggregazione di imprese stabile con un'unica finalità produttiva o di servizi. Il contratto di espansione è funzionale: allo scivolo pensionistico dei lavoratori che si trovino a non più di 60 mesi dal conseguimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata; alla possibilità di accedere alla cassa integrazione straordinaria, in deroga agli articoli 4 e 22 del D.lgs. n. 148/2015 e per un periodo non superiore a 18 mesi, anche non continuativi; alla formazione e la riqualificazione professionale dei dipendenti in forza e all'assunzione di nuove professionalità.

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